Ancona-Osimo

Donne e pesca, ad Ancona un incontro

Appuntamento il 5 gennaio, alla Mole Vanvitelliana, nell'ambito della mostra fotografica "I pescatori di Ancona. Dal fascismo agli anni Settanta attraverso le immagini degli album di famiglia!". Tra i relatori, la senatrice Silvana Amati

Mole Vanvitelliana
La Mole Vanvitelliana

ANCONA – Appuntamento il 5 gennaio, alle ore 17) alla sala Boxe della Mole Vanvitelliana, con “Donne- silente presenza nella pesca” incontro con le donne della pesca nell’ambito della mostra fotografica “I pescatori di Ancona. Dal fascismo agli anni Settanta attraverso le immagini degli album di famiglia!”. Interverranno la senatrice Silvana Amati e Stefano Foresi, Assessore alla Partecipazione democratica del Comune di Ancona, intervistati da Maria Francesca Alfonsi, giornalista.

«Le donne delle famiglie dei pescatori degli Archi guardano l’obiettivo innanzi tutto con il desiderio di essere ricordate dai propri familiari. Si fanno ritrarre in qualsiasi occasione, preferibilmente da parenti, amici e conoscenti. Ecco perché nella maggior parte dei casi è difficile trovare pose “ingannevoli”. Scelgono di ricorrere ad uno studio fotografico solo in base all’importanza dell’evento (matrimoni, comunioni, tessere di lavoro o ricordo ai posteri) e all’importanza che la donna e la sua famiglia attribuivano alla fotografia professionale, all’immagine “bella“», spiegano gli organizzatori.

Poiché le foto in uno studio fotografico richiedevano una spesa, spesso considerata superflua, a volte pur di non rinunciarvi venivano scelti i formato-provino, della stessa dimensione del negativo, che consentivano con la spesa di una foto di ottenerne quattro più piccole, anche in pose diverse.

«La maggior parte delle ragazze, ritratte da sole o in compagnia di amiche, appare sorridente, quasi ad esprimere un mondo di sogni, che sperano possa realizzarsi al più presto – spiegano -. Gli abiti indossati generalmente sono confezionati in famiglia, dalle madri o personalmente in quanto le ragazze andavano “ad imparare da sarta” appena finita la scuola dell’obbligo. Ognuna di loro sfoggia una capigliatura fluente, acconciata secondo l’età e la moda: generalmente le più giovani tenevano i capelli raccolti in trecce, le più grandi lasciavano cadere i capelli sulle spalle, acconciando la parte superiore con ondulazioni o “roselline”.

La situazione cambia con i tagli a caschetto degli anni ’60, ma la rivoluzione del costume riguarda soprattutto le ragazze degli anni ’70, che spesso hanno i capelli lunghi e “al vento”, indossano capi disinvolti, di confezione industriale, con modelli e tessuti decisamente nuovi, per la prima volta differenziati per età. Le donne sposate hanno sguardi fieri, decisi; in qualcuna, cui la vita è stata meno generosa, si nota una vena di tristezza o rassegnazione. Tutte erano consapevoli dei sacrifici che avrebbero dovuto affrontare come mogli di pescatori; ad essi potevano aggiungersi le difficoltà dovute ad imprevisti come gli infortuni, le malattie e non ultime le disgrazie in mare. Indossano per lo più abiti modesti, ma decorosi, spesso di mezzo lutto; non manca mai un monile d’oro, frequente è la catena al collo con un medaglione che racchiude il ritratto di un figlio e/o di un marito, prematuramente scomparsi. La loro collaborazione al lavoro del marito copre tutto l’arco delle attività a terra a cominciare dalle due di notte quando vanno al porto per piazzare il pescato con il maggiore profitto possibile. Quindi è senz’altro anche merito loro se l’azienda di famiglia si è mantenuta e rafforzata».

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