Ancona-Osimo

Doppio cognome, Nobili sulla prima sentenza a Pesaro: «Molto soddisfatti di aver dato un contributo che va oltre il caso specifico»

L'avvocato di Ancona, che ha assistito la mamma della bambina nel ricorso presentato al Tribunale di Pesaro per ottenere l'assegnazione del cognome materno, sottolinea che la pronuncia rispetta un principio di uguaglianza

Andrea Nobili
Andrea Nobili, Garante dei diritti alla persona della Regione Marche e promotore dell'iniziativa.

ANCONA – «Questa pronuncia del Tribunale di Pesaro afferma un principio di civiltà giuridica che va nella direzione della valorizzazione del principio di uguaglianza e della tutela dell’interesse del minore all’identità personale». Così l’avvocato Andrea Nobili dopo il provvedimento del Tribunale di Pesaro, che ha ordinato agli uffici di stato civile del Comune di residenza di una minore, la trascrizione del cognome materno accanto a quello paterno.

Insieme al collega Bernardo Becci dello studio legale NBBZ di Ancona, Nobili ha assistito la mamma della bambina nel ricorso presentato per ottenere l’assegnazione del cognome materno accanto a quello paterno, dopo la decisione della Corte Costituzionale sul doppio cognome. «È il primo intervento in Italia» spiega Nobili, che aggiunge: «Siamo molto soddisfatti di aver dato un contributo che va oltre il caso specifico».

«Rappresento anche la soddisfazione della mamma della bambina – prosegue il legale -, non tanto per sé quanto per la minore stessa». Secondo Nobili la pronuncia del Tribunale di Pesaro assume una importanza fondamentale anche perché «evita un trattamento discriminatorio nei confronti delle donne».

Sul doppio cognome ai figli è stata condotta una battaglia lunga 40 anni. La prima proposta di legge per cercare di “riscrivere” le regole della carta di identità, venne presentata nel 1979, da lì in avanti ne arrivarono numerose altre a tentare di modificare la situazione, ma senza successo fino al 2016 quando ci fu il primo passaggio davvero significativo.

Quell’anno la Consulta, preso atto della condanna inflitta all’Italia nel 2014 dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, aveva stabilito che due genitori, se concordi, avevano il diritto di dare al figlio il doppio cognome. Il tabù iniziava ad infrangersi. Nel 2019 il Tribunale di Bolzano ha riaperto la questione, rilevando la mancanza di una normativa. Poi la decisione storica della Corte Costituzionale e oggi quella del Tribunale di Pesaro