Ancona-Osimo

Dopo il dramma di Senigallia, la Mamma Coraggio di Ancona: «Io e mio figlio pestati dai bulli. Ascoltiamoci di più»

Patrizia Guerra ha subito tre aggressioni: «Io e mio figlio siamo stati accerchiati dalle baby gang in Corso Garibaldi e in piazza Roma. Era il 2019, ora ne siamo usciti. Ho visto la morte in faccia. I genitori colgano i campanelli di allarme»

Patrizia Guerra, Mamma Coraggio (foto per sua gentile concessione)

ANCONA – Suicidio di Leonardo: parla Patrizia Guerra, ribattezzata Mamma Coraggio per aver denunciato i bulli che resero la vita impossibile al figlio 17enne, preso più volte a botte in pieno centro, ad Ancona. Patrizia ha scelto di non vendicarsi, ma di cercare di aiutare chi è in difficoltà. Mamma Coraggio è diventata via via un punto di riferimento per i genitori dei ragazzi che subiscono bullismo.  

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Patrizia Guerra (foto per sua gentile concessione)

Signora Guerra, cosa ha provato nel rileggere la storia di Leo?

«Ho pianto, perché ho rivissuto la mia situazione e le aggressioni subite da mio figlio. Nel mio caso, i professori negavano che mio figlio subisse bullismo, mentre i suoi amici confermavano».

Suo figlio ne è uscito?

«Sì, ora è felice: sta bene e lavora. Grazie al cielo, la possiamo raccontare. Io ho denunciato subito e le forze dell’ordine ci sono state vicine. Oggi, sono tanti i genitori che mi contattano per consigli e dritte».

Quante aggressioni ha subito suo figlio?

«Tre. La prima aggressione è stata in Corso Garibaldi, ad Ancona, nel 2019: l’hanno circondato in dieci. Ero con lui e hanno pestato anche me. Ho visto la morte in faccia. Erano i ragazzini delle baby gang. Il secondo episodio, nel 2022, ai bagni pubblici di piazza Roma e a dicembre in piazza Ugo Bassi, quando l’hanno lasciato esanime per terra».

Anche lei ha subìto tre aggressioni?

«SÌ, la prima, come le dicevo, in Corso Garibaldi. Dopodiché, mi hanno riconosciuto in zona Q2 e mi hanno puntato un coltello sotto casa. Mentre la volta dopo ho avuto una pistola sulla nuca. Ho avuto persino una sorta di scorta per un periodo di tempo».

Suo figlio ha mai avuto pensieri suicidari?

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A Senigallia i genitori di Leonardo e l’avvocato ricostruiscono gli ultimi giorni di vita del 15enne in cerca della verità sulla sua morte

«Una volta l’ha detto. Era come un pupazzo, stava imbambolato a fissare il muro. Lo stavano facendo morire, i bulli. Quando i ragazzi subiscono bullismo, si chiudono in sé stessi. E quando parlano con gente che non li ascolta, o che fa muro, allora si chiudono ancora di più. Era terrorizzato quando doveva andare in città».   

Qual è, secondo lei, il ruolo dei genitori, in tutto ciò?

«Noi genitori dobbiamo osservare i nostri figli e fare attenzione all’atteggiamento para verbale. I maschi parlano meno delle femmine. Bisogna osservare ogni minimo gesto. Io mi sono accorta che mio figlio soffriva per bullismo grazie ai disegni che faceva, che richiamavano sempre la morte. Poi, l’ho accompagnato in città e ci hanno aggredito».

Cosa direbbe alla mamma di Leo?

«Di non avere paura, mai. Chi ha sbagliato deve pagare. Questa storia sia un punto di partenza per far sì che altri ragazzi non debbano fare la sua stessa fine».

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