Ancona-Osimo

Artigianato e nativi digitali, connubio possibile. «La Gen Z è una risorsa fondamentale per la sua apertura al cambiamento»

Anche se sembra difficile conciliare l'interesse della Generazione Z con il mondo dell'artigianato, per i giovani possono esserci opportunità appaganti. Lo spiegano le associazioni di categoria

Foto da Adobe Stock di Drobot Dean

Realizzazione personale, nuove esperienze e zero paura del cambiamento, o quasi. Sono alcune delle caratteristiche che accomunano nel loro approccio al mondo del lavoro gli appartenenti alla cosiddetta Generazione Z, ovvero i nati tra la fine del 1990 e l’inizio del 2010. Immersi in un mondo digitale e cresciuti in una fase storica segnata da rapidi cambiamenti, hanno un rapporto particolare e diverso da quello dei loro genitori o dalle generazioni successive che li hanno preceduti con il mondo lavoro.

I giovani di oggi cercano una professione che li faccia sentire realizzati, che consenta loro di esprimersi e che possibilmente permetta di fare nuove esperienze.

Sono più propensi a lavorare in proprio e sono particolarmente attenti ad aspetti come sostenibilità, impatto sociale e cultura del lavoro. Inoltre si aspettano di lavorare in ambienti tecnologicamente all’avanguardia, dove l’aspetto del benessere sia curato e dove poter crescere professionalmente stimolati da nuove opportunità.

Una generazione che rappresenta una sfida per il mondo delle imprese artigiane, di cui le Marche sono particolarmente ricche, specie per quanto riguarda le Pmi (piccole medie imprese) e le startup. In una regione che deve innovare il più possibile, come coniugare i mestieri antichi e tradizionali con i ‘nativi digitali’. Un connubio possibile? Lo abbiamo chiesto alle associazioni di categoria, Confartigianato e Cna.

Marco Pierpaoli, segretario Confartigianato Imprese Ancona Pesaro Urbino

«Le dinamiche del mercato impongono sempre più anche alle imprese artigiane di adottare processi di digitalizzazione – spiega Marco Pierpaoli, segretario Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino -, per esempio per quanto riguarda la gestione amministrativa o l’e-commerce. I nativi digitali, per la loro naturale predisposizione all’uso di strumenti digitali, piattaforme social e sistemi innovativi di comunicazione, rappresentano una ricchezza, e gli imprenditori stanno già facendo un salto culturale adattandosi a questa nuova forza lavoro che è molto diversa dal passato per dinamiche ed esigenze che esprime. Come Confartigianato cerchiamo di supportare questo passaggio. L’ultima edizione della Scuola per Imprenditori è stata tutta incentrata sulle applicazioni dell’Intelligenza artificiale e ha avuto un’ottima risposta da parte delle nostre micro e piccole imprese ben consapevoli della necessità, oggi, di coniugare produzioni ‘fatte a mano’ e servizi tradizionali con le nuove tecnologie».

I nativi digitali come possono contribuire nelle aziende, che apporto possono dare? «I nativi digitali sono una risorsa fondamentale per la loro apertura al cambiamento e all’innovazione – prosegue – la capacità connaturata nel gestire strumenti digitali come chat, piattaforme di gestione dei progetti, strumenti multimediali. Le imprese artigiane possono ‘sfruttare’ queste competenze per migliorare la propria presenza online, ad esempio tramite la creazione di contenuti sui social media, lo storytelling aziendale o la produzione di video promozionali; per individuare soluzioni innovative che migliorino l’efficienza aziendale o modalità di comunicazione che rafforzino il rapporto con i clienti».

Secondo Pierpaoli per trattenere i giovani talenti «è necessario ‘appassionarli’, far comprendere loro che il lavoro serve per avere uno stipendio, ma soprattutto è un modo per costruire il proprio futuro e contribuire a costruire quello della comunità in cui si vive. Il nostro progetto ‘Connettiamoci’, entrando nelle scuole e facendo incontrare a giovani e famiglie formatori ed esperti, mira a far comprendere questo, mettendo al centro temi come la motivazione, le relazioni, la costruzione del futuro. Da parte loro le imprese devono, invece, creare un ambiente di lavoro che risponda ad esigenze e aspirazioni che sono molto diverse dal passato e che sono ulteriormente cambiate dopo la pandemia da Covid. Oggi trattenere i giovani talenti digitali richiede un approccio proattivo che tenga conto di opportunità di crescita, flessibilità, uso delle tecnologie avanzate e un ambiente di lavoro inclusivo. Le imprese che investono in queste aree potranno riuscire ad ottenere anche un vantaggio competitivo, creando una forza lavoro motivata, creativa e proiettata verso il futuro».

Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona

«I giovani di oggi hanno delle modalità di vita molto diverse da quelle di altre generazioni – spiega Massimiliano Santini, direttore della Cna Ancona -; sul lavoro hanno delle aspettative importanti e funzionali al loro stile di vita, ma comunque in subordine rispetto alla vita privata. Sono cittadini del mondo, estremamente flessibili e non hanno timore a trasferirsi e cambiare nazione, ma pretendono anche il giusto trattamento economico, anche se non hanno esperienza. Sono molto centrati sulle loro passioni e i loro hobby, desiderano vivere una vita piena».

Tra i punti di forza dei Gen Z la specializzazione più elevata rispetto al passato, grazie ai corsi post diploma e post laurea. «Mi preoccupa la contrazione pesante di interesse nei confronti del mondo artigianale, un settore dove servono sacrificio, impegno e serietà, quei valori caratteristici degli imprenditori marchigiani. Oggi i giovani hanno un po’ abbandonato questo profilo – spiega Santini -. I settori più graditi ai giovani sono quelli della consulenza, dell’innovazione, del benessere e della sostenibilità agricola, ma anche altri filone, come l’edilizia e l’impiantistica possono dare grandi soddisfazioni. Bisogna superare lo stereotipo dell’impresa artigiana come luogo angusto, buio e sporco, perché non è più così».

Le imprese artigiane come possono rendersi attrattive per la Gen Z e mantenere questa forza lavoro motivata e appagata? «Gli artigiani dovrebbero essere semplicemente in grado di rappresentare ciò che sono in maniera unica e autentica – dice Santini -, perché nel frattempo loro stessi sono evoluti come imprenditori e l’ambiente di lavoro si è sicuramente modernizzato, ma soprattutto gli strumenti a loro disposizione sono tra i più evoluti ed innovativi. Dai carrozzieri agli idraulici, passando per coloro che lavorano metalli o il legno si sono attrezzati per rispondere alle esigenze di un mercato sempre più esigente e rappresentano degli ambienti di lavoro stimolanti e appaganti proprio per la varietà delle mansioni, per le ampie potenzialità di crescita e per la necessità di essere contaminati da giovani che hanno un approccio culturale complementare al tradizionale profilo artigiano. Insomma rappresentano una palestra perfetta per inaugurare un nuovo modello di sviluppo in cui esperienza e innovazione si fondono in un humus sperimentale che fa ben sperare».