ANCONA- Un quadro complessivamente positivo anche se la crescita economica delle Marche nel 2017 è moderata rispetto a quella italiana. A due anni dall’uscita delle crisi, la ripresa della regione è lenta e inevitabilmente pesano ancora le conseguenze del sisma. Nelle aree terremotate crollano i servizi e il turismo, mentre cresce l’edilizia. L’occupazione nelle Marche è sostanzialmente ferma, male l’export che registra un -2%. È quanto emerge dal rapporto della Banca D’Italia, presentato quest’oggi (21 giugno) nella sede di Ancona.
«Le Marche stanno bene perché sono in ripresa ma stanno meno bene di quello che ci saremmo aspettati. La nostra regione sta uscendo dalla crisi in maniera più lenta rispetto alla media nazionale- commenta i dati Gabriele Magrini Alunno, direttore Banca D’Italia, sede di Ancona-. Ciò è dovuto al fatto che nel territorio non c’è una crescita omogenea: ad esempio ci sono differenze tra la provincia di Pesaro e quella di Ascoli, ma anche tra città della stessa provincia come Ancona e Fabriano. Un’altra questione è la dimensione delle aziende: l’andamento della manifattura va molto bene nelle grandi imprese; le piccole hanno difficoltà di sviluppo sui grandi mercati. Poi c’è un problema settoriale: si rafforza la metalmeccanica, frena la moda. Anche il problema demografico influisce in quanto la popolazione giovane diminuisce».
A spiegare i dati nel dettaglio, Giacinto Micucci, titolare della Divisione Analisi economica. «Sono tre gli aspetti positivi da evidenziare. Il primo è che dopo 6 anni, nelle costruzioni si osserva una ripresa e la ricostruzione post sisma potrà dare impulso rilevante all’edilizia. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, nel 2017 l’occupazione è scesa ma nell’ultima parte dell’anno e nel primo trimestre 2018, si sono osservati dei miglioramenti. Infine, il miglioramento della qualità del credito» sottolinea.
In Italia nel 2017, il Pil è salito dell’1,5%, nelle Marche sfiora l’1%. Nell’industria il fatturato a prezzi costanti è cresciuto dell’1,2% e tra i settori, si rafforza la meccanica mentre prosegue il calo delle calzature. Nell’edilizia tornano segnali di ripresa: crescono le ore lavorate e la produzione edile in connessione con la ricostruzione nelle zone terremotate. La ripresa edile invece è ancora lenta nel pesarese e nell’anconetano. Prosegue seppur lentamente, il recupero delle compravendite ma l’invenduto costituisce ancora un freno per l’attività edile. Per quanto riguarda gli effetti del sisma sulle imprese, nel 2016 il calo del fatturato delle aziende colpite dal terremoto è stato del 7%, ancora peggiore quello per le aziende dell’epicentro e del terziario.
Nel 2017, nelle Marche le esportazioni sono diminuite del 2% a fronte della crescita in Italia del 7,4%. Ciò è dovuto sia dalla dimensione non adeguata delle aziende sia dalla debole presenza nei mercati lontani emergenti come Cina e India. Tasto dolente è l’occupazione che nel 2017 segna un calo dello 0,6%. Si registra però una parziale ripresa nell’ultimo trimestre dell’anno e nel primo trimestre del 2018. Il tasso di disoccupazione resta invece stabile al 10,6%. Nel 2017 si evidenziano cambiamenti strutturali nel mercato del credito. Innanzitutto, sono stati soppressi numerosi sportelli, ben 1/5 in meno rispetto al picco del 2009, anche se l’incidenza per abitante resta comunque più elevata che in Italia. I prestiti bancari sono cresciuti dello 0,3%, quelli alle famiglie segnano un +2,5%, dato negativo invece per i prestiti alle imprese che diminuiscono dello 0,5%. Addirittura si arriva al -4,4% per le piccole aziende con meno di 20 dipendenti.
«Le Marche sono molto diverse dai dati positivi delle altre regioni del centro Italia come Toscana e Lazio. Ciò che le appaia alle regioni del Sud è il tasso di medio di crescita ma c’è ancora differenza con il Meridione- commenta il direttore Gabriele Magrini Alunno. La differenza tra Nord e Sud non è più la chiave di lettura dello sviluppo ma lo sono le aree urbane. A crescere più velocemente oggi sono i grandi agglomerati urbani e non i distretti produttivi. Le Marche sono differenti dalle altre regioni, ci manca una dimensione urbana importante. Inoltre, in questa regione l’emigrazione di laureati è alta».