Ancona-Osimo

Bce annuncia il taglio dei tassi, il prof Orazi dell’Univpm: «Benefici nel medio periodo»

Ne parliamo con il professor Francesco Orazi, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro dell'Università Politecnica delle Marche

ANCONA – Nuovo taglio dei tassi di interesse da parte della Banca centrale europea. L’annuncio ieri. Si tratta della seconda sforbiciata dell’anno, dopo quella di giugno. Questa volta i tassi subiranno una contrazione di 25 punti base. In particolare, il tasso sui depositi passerà da 3,75% a 3,50%, quello sui rifinanziamenti principali dal 4,25% al 3,65%, mentre quello sui prestiti marginali scenderà dal 4,50% al 3,90%. Obiettivo della Bce quello di riportare l’inflazione intorno alla soglia del 2%.

Confermata al 2,5% la stima sull’inflazione per il 2024, indicata a giugno, mentre per il 2025 la stima dovrebbe attestarsi al 2,2%. Ne parliamo con il professor Francesco Orazi, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro dell’Università Politecnica delle Marche. «L’aumento dei tassi di interesse è dovuto essenzialmente all’aumento dei prezzi delle risorse energetiche che ha inciso in maniera vertiginosa su tutti i settori dell’economia».

L’economista evidenzia che l’aumento inflattivo ha eroso il potere di acquisto delle famiglie che hanno speso molto di più, rispetto al passato per i generi alimentari, le bollette, i mutui. «L’inflazione – prosegue – è un processo che drena risorse da un mercato all’altro e da un reddito all’altro, a vantaggio dei mercati apicali, come quello finanziario che hanno ottenuto notevoli profitti. Una dinamica inflattiva importata – spiega – perché l’Italia a livello di consumi interni è ferma, dal momento che negli ultimi trent’anni i redditi nel nostro Paese hanno avuto hanno avuto una dinamica disastrosa, restando sempre sotto la soglia dell’inflazione».

È un taglio sufficiente quello della Bce, considerando anche le imprese e le famiglie delle Marche? «Si poteva fare di più, essere più coraggiosi. Se si ferma la manifattura tedesca si ferma anche quella italiana. Anche le Marche ne risentirebbero, essendo una regione di subfornitura e un territorio che negli ultimi 15 anni ha conosciuto un forte arretramento della manifattura. Ben venga, quindi, questo nuovo rittocco della Bce, con l’inflazione vicina ai livelli fisiologici».

Quando si potranno vedere i benefici di questo provvedimento? «Non si vedranno a brevissimo, sono dimaniche che si potranno leggere solo nel medio periodo. L’inflazione è un processo economico gestito in termini politici sulla scorta di diseguaglianze di potere».

Sono mature le condizioni per tagli, magari anche da un quarto di punto, ma più frequenti? «Il tasso di interesse può tornare ai livelli del 2022, ma da qui a un anno se il tasso di interesse diventasse la metà o meno della metà sarebbe un vantaggio per tutta l’economia. I tedeschi hanno sempre perorato politiche restrittive, sarebbe auspicabile una minore attenzione alla dinamica inflattiva e una maggiore attenzione al rilancio degli investimenti che consentirebbe una immissione importante di liquidità».