I dazi Usa preoccupano l’agroalimentare delle Marche. Il presidente degli Stati Uniti Trump, dopo settimane di preoccupazioni e fibrillazioni per gli imprenditori, ha infine annunciato dazi al 20% sui prodotti europei, e quindi anche italiani.
Una novità che danneggia la produzione agroalimentare italiana e anche marchigiana. «Nel 2024, il valore dell’export agroalimentare marchigiano verso gli Stati Uniti è stato di circa 50 milioni di euro, di cui 11 milioni solo dal settore vitivinicolo, pari a più del 18% del totale dell’export vinicolo regionale (61 milioni)» spiega Maria Letizia Gardoni, presidente Coldiretti Marche.
Trump nella sua precedente presidenza aveva già applicato dei dazi penalizzando alcuni prodotti agroalimentari italiani. Che conseguenze avevano avuto allora e cosa cambia oggi con i nuovi dazi?
«Durante il primo mandato Trump, i dazi su alcuni prodotti agroalimentari italiani causarono un calo del 6% nelle vendite, sebbene il vino ne fosse escluso. Oggi, con l’introduzione del dazio al 20% su tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy annunciato dal presidente, stimiamo un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, oltre ad incrementare il fenomeno dell’italian sounding (contraffazione, ndr)».
Gardoni evidenzia che «i dazi potrebbero favorire un aumento dell’italian sounding, con prodotti che imitano quelli italiani ma realizzati localmente o in altri Paesi non colpiti dai dazi. Questo danneggerebbe ulteriormente l’agroalimentare marchigiano, sottraendo quote di mercato ai produttori autentici».
Sono ipotizzabili mercati alternativi per l’agroalimentare Made in Marche? Quali e a che condizioni?
«Possibili alternative sono i Paesi asiatici come la Cina, il Giappone o la Corea del Sud, mercati in crescita per il vino e prodotti tipici. Tuttavia, servono investimenti in promozione, accordi commerciali favorevoli e una strategia di posizionamento per competere con produttori locali. Ad ogni modo questa deve essere l’occasione per l’Europa per rimanrre unita e rilanciare i settori produttivi, snellendo la burocrazia inutile che ha rallentato tutto e colpito le nostre aziende in maniera significativa, investire in digitalizzazione, innovazione e internazionalizzazione. In questo momento diventa fondamentale diversificare i mercati».