La presidente della Bce Lagarde lancia l’allarme sul rischio di una crescita dell’inflazione a causa dell’incertezza economica generata dalla ‘guerra’ commerciale dei dazi e dal contesto geopolitico internazionale. Lagarde ha ribadito l’importanza della stabilità dei prezzi nell’area euro, spiegando tuttavia che non sarà semplice mantenere l’obiettivo di contenere l’inflazione intorno al 2%. Approfondiamo il tema con Alessia Lo Turco, docente di Economia politica dell’Univpm.
L’introduzione dei dazi «provoca un aumento dei prezzi delle merci» che pesano soprattutto sulle classi più fragili della popolazione e sui consumatori dei Paesi che impongono i dazi «come si è già visto in occasione del primo mandato di Trump alla presidenza degli Stati Uniti».
Dopo il taglio dei tassi di interesse operato dalla Bce questi potrebbero anche tornare a salire, spiega l’esperta, non è infatti escluso che «per correggere l’inflazione qualche intervento sui tassi possa esserci in futuro». In ogni caso «in un contesto generale di ridotta domanda estera per le imprese europee il rischio è quello di una prospettiva recessiva».
Secondo l’economista, i prodotti del vivere quotidiano che rischiano di essere maggiormente oggetto di una crescita dei prezzi a causa di futuri dazi europei in risposta a quelli statunitensi sono quelli primari.
In questa situazione economica e geopolitica ha ancora senso parlare di globalizzazione? «Forse ha più senso parlare di regionalizzazione. Dobbiamo guardare al mercato europeo e compensare con una ridotta protezione sul mercato interno i dazi. In questa fase dobbiamo raggiungere una maggiore integrazione tra Paesi europei attraverso l’unione dei mercati dei capitali, l’eliminazione delle barriere non tariffarie che ancora permangono e che possono limitare lo scambio all’interno dell’Europa, differenziando tra prodotti nazionali ed esteri».
L’obiettivo, rimarca Lo Turco, deve essere quello di un reale mercato unico europeo «per competere con i mercati più grandi come Usa e Cina. Dobbiamo superare il livello nazionale».
I dazi, aggiunge, «generano molta incertezza perché incidono su catene del valore che integrate globalmente» inoltre, il fatto che «vengono annunciati, messi e tolti» non aiuta. «Non è ancora chiaro, infatti – conclude – l’obiettivo che Trump intende perseguire con questa politica che è dannosa, come hanno dimostrato le borse, anche per le imprese Usa».