L’export agroalimentare marchigiano verso gli Stati Uniti vale poco meno dell’8% del totale e nel corso della precedente ondata di dazi trumpiani non aveva subito flessioni significative. Le barriere commerciali imposte dalla prima amministrazione Trump tra il 2018 e il 2020 ne avevano frenato la crescita mentre il successo atto dell’ex presidente Biden, che nel 2021 aveva ripristinato gli accordi con l’Ue, ha consentito di tornare a crescite significative.
«Una decisione del genere rischia di compromettere i risultati positivi registrati negli ultimi anni, mettendo a repentaglio una fetta importante dell’economia regionale – dicono da Coldiretti Marche – tuttavia non è l’unico fronte che stiamo monitorando con attenzione. L’intera agricoltura italiana è messa a rischio da accordi di libero scambio come il Mercosur, mercato di Paesi sudamericani con i quali non c’è reciprocità di leggi. Basti pensare all’uso diffuso di antibiotici e pesticidi anche vietati nell’Unione Europea o le gravi violazioni dei diritti dei lavoratori».
Nel terzo trimestre 2024 l’agroalimentare marchigiano negli States ha raggiunto quota 32,4 milioni di euro nel terzo trimestre 2024, con un incremento del 18% rispetto allo stesso periodo del 2023. Nel 2023, il valore totale è stato di 41,8 milioni, pari al 7,4% dell’export complessivo della regione. Un mercato, quello statunitense, che rappresenta il principale sbocco per il vino (12,3 milioni di export nel 2023) e per la pasta (16,4 milioni). Una crescita costante si era già osservata negli ultimi anni, con un balzo dai 24,2 milioni del 2018 ai 48 milioni del 2022, segnando un aumento considerevole nonostante le difficoltà causate dalla pandemia.
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