«Gli effetti dei dazi Usa sui prodotti europei? Molto dipenderà dalla tipologia di prodotti su cui verranno applicati». Lo spiega l’economista Alessia Lo Turco dell’Università Politecnica delle Marche.
Il neo presidente americano Donald Trump ha annunciato che l’Unione Europea potrebbe essere soggetta ai dazi, ipotesi che preoccupa per le possibili ripercussioni sui prodotti italiani. Si tratta infatti di una misura che si pone l’obiettivo di proteggere il sistema industriale della nazione che intende adottarli dalla concorrenza straniera. Gli effetti toccano non solo i consumatori, ma anche le imprese e i lavoratori.
La docente di Economia politica dell’Univpm spiega che nel caso in cui i dazi dovessero essere applicati ai beni di lusso «non dovremmo avere problemi» in quanto si tratta di un target di prodotti acquistato da consumatori statunitensi «che hanno un elevato potere d’acquisto» e che dunque continuerebbero a comprare i prodotti italiani anche a prezzo aumentato. Il Made in Italy, spiega, è percepito all’estero come un bene di alta qualità, «di nicchia», molto ricercato.
Ben diversa la situazione, invece, nel caso in cui i dazi dovessero andare a impattare su prodotti come l’elettrodomestico, per i quali c’è già una forte competizione: «il nostro Paese ne risulterebbe colpito con un aumento dei prezzi dei prodotti» che causerebbe una contrazione delle esportazioni verso gli Usa.
Stessa problematica anche nel caso in cui «andassero a colpire i prodotti tedeschi, per l’Italia la Germania è un Paese di riferimento per le esportazioni di beni intermedi per cui saremmo colpiti indirettamente anche noi».
Per quanto riguarda gli effetti dei dazi sui prodotti marchigiani, secondo la professoressa Lo Turco i beni di lusso, come moda e calzature, potrebbero risentirne limitatamente in quanto si tratta di prodotti acquistati da consumatori con elevata disponibilità a pagare, lo stesso dicasi per il food e l’enogastronomia, molto apprezzati all’estero, specie negli Stati Uniti dove i consumatori sono disposti a pagare anche cifre importanti per questi beni di nicchia.
In merito all’uscita degli Usa dall’accordo di Parigi sul clima «questo favorisce il ricorso a tecniche produttive intensive nell’uso di combustibili fossili – spiega – un ulteriore colpo alla manifattura europea, specie nel settore delle automobili», dove il Vecchio Continente sta lottando «per cercare di competere con prodotti che hanno un minore impatto sull’ambiente. Per le imprese dei Paesi europei, impegnate in un processo di transizione ecologica, sarà molto difficile competere con aziende straniere che hanno costi più bassi perché meno sottoposte a vincoli ambientali».