JESI – La pandemia ha colpito un sistema economico regionale già debole. Reagiscono meglio le imprese più organizzate. A marzo e aprile le imprese marchigiane hanno perso 180 milioni di fatturato, per tutto il 2020 la stima è di una perdita di 425 milioni. Calzaturiero e mobili i settori più colpiti. A scattare la fotografia il rapporto Trend Marche presentato di recente da Cna, Confartigianato in collaborazione con Ubi Banca.
«La pandemia ha avuto tre effetti principali, il crollo del Pil, con le Marche più colpite rispetto ad altre regioni, un forte peggioramento della fiducia delle imprese e un netto cambio dei comportamenti che ha impattato sui consumi», ha commentato Roberto Gabrielli, responsabile della macro area Marche ed Abruzzo di Ubi Banca.
Dal 2009 ad oggi nella regione sono scomparse 7500 imprese artigiane, solo un quarto delle imprese continua a fare investimenti, ha ricordato il professor Ilario Favaretto dell’Università di Urbino, e la pandemia sta aggravando le difficoltà del sistema economico, che necessita urgentemente di interventi pubblici e privati mirati ad aiutare le varie filiere produttive.
ALCUNI NUMERI
Secondo il rapporto le Pmi regionali hanno perso a marzo e aprile 180 milioni di euro di fatturato, con una stima di una perdita di 425 milioni di euro di fatturato in tutto il 2020. Il comparto più colpito è quello calzaturiero, che solo a marzo ha registrato una flessione del 59% della produzione, con il comparto mobili che ha segnato un -47%.
«La specializzazione settoriale delle Marche ha determinato un calo del 37,7% della media della produzione nei settori dell’artigianato, più marcato di quattro punti rispetto alla media nazionale», ha ricordato Gian Luca Gregori, rettore dell’Università Politecnica delle Marche. Lo scenario intermedio dell’evolversi della pandemia prevede un calo dell’export delle Pmi marchigiane di 799 milioni di euro, mentre il settore turistico in caso di totale assenza di turisti stranieri tra marzo e agosto, subirà una flessione dei ricavi di 27,8 milioni di euro.
IL PARERE DEGLI IMPRENDITORI
Secondo un focus online condotto con alcune decine di imprenditori marchigiani, è emerso che, in un quadro di generale accelerazione della digitalizzazione, ci sono Pmi che stanno incontrando grosse difficoltà nel continuare l’attività, altre che si sono riorganizzate e altre ancora che hanno cambiato strategia, diversificando in vario modo. Le imprese che stanno reagendo meglio sono quelle dotate di un piano strategico e di un approccio flessibile ai mercati, da qui la necessità che tutte le imprese si dotino di un piano strategico, magari con l’aiuto dell’operatore pubblico.
«Ma vanno ricordati anche i punti di forza del nostro sistema che ci potranno aiutare ad uscire da questa crisi, come la ricchezza delle famiglie, cresciuta del 6% negli ultimi due mesi per effetto del calo dei consumi, del basso indebitamento delle famiglie e delle imprese italiane rispetto a quelle degli altri Paesi europei e di un sistema bancario nazionale molto più forte di quello che aveva affrontato la crisi del 2008. Gli investimenti sono necessari – continua Gabrielli – ma una cosa che possiamo fare subito tutti insieme, banche e imprese, è quello di rilanciare il credito di filiera, che permette di dare liquidità alle Pmi che appartengono a una determinata filiera e di preservare la catena dei fornitori delle imprese più grandi».