Le Marche si confermano regione con una quota di imprese guidate da donne maggiore rispetto al sistema Paese, pur nel calo in parte dovuto a cancellazioni di ufficio. Prevalgono la forma dell’impresa individuale e il settore dei servizi. Se questo non è un Paese per giovani, almeno a livello imprenditoriale, nelle imprese a titolarità femminile si registra in media una maggiore presenza di under 35. A dirlo è il report sull’imprenditoria femminile nelle Marche, con dati al dicembre 2023, stilato da Camera di Commercio delle Marche.
Il commento di Federica Capriotti del Comitato Imprenditoria Femminile Camera Marche: «È evidente che esiste un ritardo culturale del nostro Paese rispetto ai ruoli di genere, le quote rosa, i differenziali tra i salari e credo che la situazione attuale esiga correttivi di tipo politico, economico, sociali e di welfare. Ma visto che sono un’imprenditrice e sono abituata a essere ottimista e fiduciosa, credo che su queste tematiche la strada verso un futuro migliore è stata tracciata dai Governi europei».
Il tasso di femminilizzazione dell’imprenditoria marchigiana (23,2%) rimane più alto rispetto a quello della media Italia.
Sono 35.480 le imprese femminili registrate delle Marche al termine del 2023, circa 1.200 in meno a distanza di dodici mesi dalla precedente rilevazione di fine anno, ridimensionamento in linea con quello della demografia d’impresa nel suo complesso e che nelle Marche risente anche del lavoro delle cancellazioni d’ufficio che nell’anno hanno riguardato le imprese femminili della regione. Il ridimensionamento del segmento femminile è stato del 3,39%, non molto dissimile da quello dell’intero tessuto imprenditoriale marchigiano (-3,13%).
In entrambi i casi rispetto al 2022 si riscontra un rallentamento del processo di ridimensionamento, tuttavia la riduzione resta sensibile, tanto da rappresentare in ambedue i casi la perdita relativa più accentuata tra quelle delle diverse regioni italiane, che in larga parte condividono il segno negativo. Considerando l’intera Italia le imprese femminili sono infatti diminuite del -0,85% mentre le imprese totali del -1,03%, perdite percentuali più contenute di quelle marchigiane, ma, al contrario di quanto osservato per le Marche, tali variazioni, rispetto a quelle rispetto al 2022, rappresentano un’intensificazione, per quanto moderata, del trend sfavorevole.
Il tasso di femminilizzazione è relativamente più elevato nelle province di Macerata (8.330 imprese femminili; 24,2% la loro incidenza sulle imprese totali della provincia), e Fermo (4.583; 23,9%), mentre nelle province di Ancona e Ascoli Piceno il tasso si conferma allineato alla media regionale. Si mantiene, infine, meno marcata la diffusione delle imprese femminili nella provincia Pesaro-Urbino (8.089; 21,8%), che rimane più vicina al valore medio dell’Emilia Romagna piuttosto che a quello delle Marche.
L’imprenditoria femminile marchigiana si esprime in larghissima misura attraverso l’esercizio di attività imprenditoriale nella forma dell’impresa individuale.
Nelle Marche le imprese a titolarità femminile si concentrano soprattutto nelle attività di servizi, con 4.058 imprese registrate e un tasso di femminilizzazione pari a 57,5%, seguito dal settore numericamente piccolo della sanità e assistenza sociale, nel quale la presenza femminile è di 390 unità per un’incidenza sul totale di settore del 39,6%, quindi dall’istruzione, con 218 imprese femminili e un tasso di femminilizzazione del 31,9%.
In un contesto marchigiano che appare poco favorevole all’imprenditoria giovanile, l’imprenditoria femminile fa rilevare una quota maggiore di imprese giovanili al suo interno; ciò vale tanto per le Marche (8,7%) quanto per l’Italia (10,6%).