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Marche, giù l’export. Santarelli (Cgil): «Il 2025 molto duro»

Secondo i dati Istat, rielaborati dall’Ires Cgil Marche, nel 2024, l’export segna -8,6% (esclusa la farmaceutica) contro l’1,2% del nazionale rispetto al 2023

Saint Petersburg, Russia - September 02, 2021: Truck queue at customs Finland Russia.

«Crolla l’export, Pil a zero, Marche in recessione. La Regione? Racconta un’altra realtà. Urge una politica industriale». È quanto sostiene Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche, commentando gli ultimi dati export con le Marche che segnano le peggiori performance tra le regioni industriali. «La situazione è preoccupante – continua – All’interno di un quadro già negativo a livello internazionale e nazionale, ci sono nodi strutturali che riguardano le piccole e medie imprese. Dobbiamo risolvere questi nodi perché altrimenti ci saranno altre crisi nei prossimi anni».

Marche, i numeri dell’export
Secondo i dati Istat, rielaborati dall’Ires Cgil Marche, nel 2024, l’export segna -8,6% (esclusa la farmaceutica) contro l’1,2% del nazionale rispetto al 2023, che scende ancora a -9,6% se si confronta 2024-2022. I settori più colpiti sono la meccanica con -15,1%, moda con – 6,1% e mobile con -3% mentre tengono agroalimentare e gomma e plastica.

«Le previsioni di crescita del Pil per il 2025 sono dello 0,4% – sottolinea Santarelli – contro lo 0,7% dell’Italia. Insomma, si cresce la metà: il 2025 si annuncia un anno molto duro considerando che il 70% dell’export locale è verso l’Europa e solo il 9% verso Usa. Chi colpisce l’Europa da un punto di vista commerciale, colpisce anche le Marche». Dunque, «stagnazione del Pil e recessione».

«La Regione racconta le Marche in salute ma siamo ultime per crescita e ricchezza. Stiamo sprecando soldi pubblici, quelli del Pnrr, dei fondi Ue e del fondo complementare sisma. Si spende a pioggia tanto che si è passati da una media di 155 mila euro a progetto sui fondi Ue a una media del ciclo precedente di 350mila euro. Questo significa che si frammenta la spesa in un’ottica clientelare e assistenziale in vista delle elezioni». Ma intanto, conclude Santarelli, «bisogna risolvere le crisi in atto e far recuperare alle imprese gli svantaggi competitivi che si sono ampliati».

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