ANCONA – Le pmi delle Marche tengono il passo, ma il quadro rimane incerto. Le stime per il 2019 prevedono un rallentamento. Questo uno spaccato dei dati emersi questa mattina, venerdì 12 aprile, a Bolzano dove è stato presentato il Rapporto Pmi Centro Nord 2019 realizzato da Confindustria e Cerved che guarda allo stato di salute delle piccole e medie imprese del Centro Nord. I dati evidenziano un trend in crescita fino al 2017, con una piena uscita dalla crisi, ma diversi indicatori nel 2018 vedono suonare significativi campanelli d’allarme, con aspettative per il 2019-2020 di una frenata ancora più brusca.
QUALCHE NUMERO – Sono circa 4500 le Pmi nelle Marche nel 2017 con una crescita del 2,6% rispetto all’anno precedente e un aumento del 5% del fatturato globale. Con circa 115.000 addetti le pmi marchigiane pesano il 3% rispetto all’Italia e il 14% rispetto all’area del centro.
In questo quadro di crescente debolezza congiunturale, il rapporto approfondisce tre possibili percorsi per il recupero di livelli più elevati di competitività: la capitalizzazione e la crescita dimensionale; l’apertura del capitale aziendale; la propensione all’esportazione. Ricette che sembrano particolarmente indicate per le imprese familiari, che costituiscono tuttora (con 100 mila imprese su 150 mila) la tipologia d’impresa prevalente, anche nelle regioni del Centro-Nord.
«Le piccole e medie imprese – ha commentato Diego Mingarelli, presidente Piccola Industria Confindustria Marche – sono la colonna portante della nostra regione, ma anche di tutto il paese: con oltre 750 miliardi di euro di fatturato, circa 3milioni e 300 mila occupati e 180 miliardi di euro di valore aggiunto, queste imprese valgono oltre il 10% del Pil italiano.
Il rapporto Confindustria Cerved accende un faro su una dinamica di sofferenza che da tempo affligge le nostre imprese. È vero, le nostre piccole imprese sono spesso sottocapitalizzate e la dimensione familiare non aiuta l’apertura ai capitali esterni, ma quello che ci manca davvero è una politica economica che torni a considerarle come il principale motore del benessere e della ricchezza del paese».
«Come detto più volte non vogliamo assistenzialismo – ha aggiunto Claudio Schiavoni, Presidente di Confindustria Marche – ma semplicemente un paese che ponga seriamente l’attenzione sui temi della crescita. Auspichiamo una visione organica di politica economica, una strategia di sostegno finanziario alle imprese, interventi sui pagamenti della Pubblica Ammninistrazione, il rifinanziamento degli incentivi per Industria 4.0 e del credito d’imposta per ricerca e sviluppo.
E poi gli interventi sul lavoro: una drastica riduzione del cuneo fiscale; il potenziamento degli incentivi ai premi aziendali; il rafforzamento della formazione e delle leve utili a coniugare domanda e offerta di lavoro. Solo così potremmo aiutare le nostre imprese, in particolare quelle piccole e medie ad affrontare mercati sempre più competitiviti».