ANCONA – Segno meno per l’export nelle Marche: le esportazioni registrano un -13,9%. Il dato è stato fotografato nell’ultimo rapporto Istat relativo al quarto trimestre del 2023. Una flessione che colloca le Marche tra le regioni con la flessione maggiore dell’export, dopo Sardegna (-24,2%), Valle d’Aosta (-21,1%), Sicilia (-19,3%) e prima di Friuli-Venezia Giulia (-13,7%) e Lazio (-11,0%).
A trainare il calo è la contrazione delle vendite di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici dalle Marche (0,7 punti percentuali), un dato che insieme alla flessione del Lazio sugli stessi articoli contribuisce a frenare l’export nazionale.
Positivo invece il contributo delle Marche all’export nazionale nell’intero anno per quanto riguarda le vendite verso la Cina che registrano un +390,8%, mentre è negativo quello relativo alle minori esportazioni verso Belgio (-64,0%), Germania (-39,0%) e Stati Uniti (-33,2%). Tra le province italiane che contribuiscono alla contrazione dell’export c’è Ascoli Piceno, insieme a Siracusa, Cagliari e Roma.
Il direttore della Cna di Ancona Massimiliano Santini evidenzia il peso della contrazione delle vendite dei prodotti petroliferi e farmaceutici che hanno un impatto negativo sull’economia marchigiana, insieme alla situazione di instabilità geopolitica internazionale: «La guerra in Ucraina, la crisi in Medio Oriente e la Russia inaccessibile alle imprese, hanno effetti negativi sul calzaturiero marchigiano, sul legno e sulla meccanica, settori molto importanti per la nostra economia».
Accanto a questo evidenzia anche la situazione di stagnazione dell’economia tedesca, Paese di riferimento per le piccole imprese marchigiane che «sono ancora molto legate al Nord Europa e fanno ancora fatica ad aggredire mercati più lontani come gli Usa».