ANCONA – Aumento salariale dell’8% sui minimi contrattuali, lotta alla precarietà, allargare tutele e diritti, attenzione alla salute e alla sicurezza nel mondo del lavoro, focus sugli appalti. Sono questi alcuni dei temi cardine della piattaforma per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici (in scadenza al 31 dicembre 2019) presentata questa mattina ad Ancona, martedì 24 settembre, nel corso dell’assemblea generale della Fiom Cgil Marche alla quale ha preso parte la segretaria generale nazionale Francesca Re David.
Si tratta della prima piattaforma unitaria che vede la convergenza delle tre sigle sindacali: Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil. Obiettivo, il rilancio industriale e occupazionale a partire dal settore metalmeccanico, il miglioramento dei diritti di partecipazione e delle politiche attive, la valorizzazione della formazione e il rafforzamento del welfare integrativo.
Dopo l’assemblea Fiom del 3 settembre e l’assemblea unitaria delle tre sigle sindacali tenutasi il 4 settembre a Roma, dove la piattaforma unitaria è stata presentata, è partita la campagna referendaria che si concluderà il 15 ottobre prossimo.
Si tratta della prima piattaforma per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, presentata dal 2006 ad oggi, ha spiegato la segretaria nazionale Fiom, Francesca Re David. «Un progetto importante e ambizioso che chiede un aumento salariale dell’8% in tre anni sui minimi contrattuali». Un tema enorme quello salariale, ha sottolineato Francesca Re David, dove le retribuzioni sono ferme da troppo tempo, bloccando il mercato interno, così come sono importanti i temi dell’innovazione sostenuta da interventi pubblici e la mancata redistribuzione della ricchezza.
La segretaria nazionale della Fiom ha spiegato che non è più tollerabile un sistema di compressione dei costi che rischia di far crescere ulteriormente il numero dei morti e degli infortuni sul lavoro, inoltre ha posto l’accento sulla questione precari che «devono avere gli stessi diritti degli altri lavoratori, come il diritto all’assemblea, alla mensa, e ai servizi comuni» e ha precisato che chiederanno garanzie occupazionali nei cambi di appalto.
Secondo i sindacati nel 2017 gli investimenti agevolati dall’iperammortamento sono stati di 10 miliardi e hanno impegnato 6 miliardi di risorse pubbliche. Le imprese metalmeccaniche rappresentano oltre l’80% di questi investimenti, almeno per la metà in aziende sotto i 250 dipendenti. Un dato che mostra come l’innovazione abbia interessato gran parte del settore che ha potuto beneficiare di importanti sostegni pubblici.
In particolare negli anni bui della crisi, con le riorganizzazioni e ristrutturazioni, si sono persi 300mila posti di lavoro nel settore, mentre il costo del lavoro è rimasto costante e anzi c’è stata una crescita del valore aggiunto attestatosi, nel 2017, allo stesso livello del 2007. Secondo Francesca Re David però non c’è stata una adeguata redistribuzione dei profitti. Accanto a queste aziende ci sono altre realtà in crisi dove si registra una crescita del ricorso alla Cassa integrazione. «Serve una svolta, bisogna concorrere sulla qualità e non sui costi – ha detto la segretaria nazionale – ed è importante superare attraverso il contratto collettivo nazionale la frantumazione del lavoro per dare a tutti i lavoratori diritti comuni. Una questione che interessa 1milione e 200mila lavoratori del settore metalmeccanico».
L’assemblea della Fiom è stata anche l’occasione per parlare delle aree di crisi nelle Marche, che vedono soprattutto Fabriano, Mergo e Serra San Quirico coinvolti nel settore del “bianco” (elettrodomestici) nell’ambito delle due importanti vertenze regionali: Whirlpool e Jp, la ex Antonio Merloni, dove su 700 lavoratori tra operai e impiegati, 500 sono in cassa integrazione. Insomma un territorio, quello del fabrianese che ha subito una «forte desertificazione a livello industriale e che rischia di pagare un caro prezzo», ha sottolineato il segretario generale della Fiom Marche Tiziano Beldomenico.