ANCONA- Dal 18 giugno al 18 luglio, un mese di sciopero degli straordinari per i lavoratori di Poste Italiane, nelle Marche sono circa 3.355. I motivi della mobilitazione, proclamata da Slc Cgil, Failp Cisal e Confsal-Com, sono legati alla carenza di personale e alle politiche aziendali.
Le Marche, fanno sapere i sindacati, si trovano in una situazione di difficoltà sia perché mancano all’appello 500 lavoratori, specie tra i portalettere e la sportelleria, sia per l’organizzazione del lavoro dopo il riassetto del recapito.
«Negli ultimi anni Poste Italiane ha fatto un ricorso massiccio ai contratti a tempo determinato: solo nelle Marche, ne sono stati utilizzati oltre 1.000. L’azienda, inoltre, sta prevedendo centinaia di assunzioni in tutta Italia ma, per la seconda volta, non ne ha prevista nessuna nelle Marche dove invece, da cinque anni, si registra carenza di personale.
Abbiamo delle zone di recapito che sono scoperte, senza nemmeno un postino. Se non sono previste assunzioni i lavoratori marchigiani potrebbero essere chiamati a lavorare in altre regioni- spiega Gloria Baldoni, coordinatrice regionale Slc Cgil per Poste italiane-. Tutto questo crea disagi sul fronte dei servizi determinando anche un aumento inverosimile dell’uso degli straordinari dei lavoratori».
Lo sciopero degli straordinari, della dura di un mese, non dovrebbe arrecare disagi agli utenti. In pratica, i portalettere si occuperanno solo delle loro zone di competenza – capita che facciano degli straordinari per coprire la zona del collega – mentre i lavoratori agli sportelli non serviranno i clienti che entrano all’orario di chiusura come invece è previsto.
«L’intento è quello di far capire a Poste Italiane che i lavoratori non riescono più a sostenere una riorganizzazione aziendale così severa a cominciare dai turni di lavoro- afferma la Baldoni- Per la sportelleria siamo preoccupati perché con la carenza di personale alcuni uffici potrebbero rimanere chiusi il sabato. L’azienda per snellire incentiva gli esodi. I dipendenti che usciranno con quota 100 sono moltissimi e non c’è un adeguato turn over». Oltre alle Marche, anche altre regioni si sono già mobilitate.