L’economia marchigiana è debole anche nel terzo trimestre, come rileva l’ultima relazione di Bankitalia, presentata nei giorni scorsi. Uno stato di debolezza in linea con l’andamento nazionale, che vede in peggioramento l’export delle imprese, specie del calzaturiero. Segnali positivi arrivano dall’occupazione che registra una crescita grazie all’assunzione di donne. Bene anche il turismo che conferma buoni livelli.
Il quadro geopolitico internazionale segnato dalla guerra in Ucraina e dalla crisi in Medio Oriente crea incertezza. Le vendite delle industrie marchigiane risultano in flessione in tutti i principali comparti della manifattura, in particolare nel calzaturiero e farmaceutico, a causa del calo dell’export (oltre il 40%).
Roberto Cardinali, presidente di Confindustria Marche, era prevedibile questa persistenza della debolezza del sistema economico marchigiano?
«La flessione dell’attività produttiva era stata anticipata dal sondaggio che abbiamo fatto in estate e che indicava una chiusura d’anno su toni più deboli rispetto al primo semestre 2024. Questo non comporta tuttavia che sia debole anche il sistema manifatturiero. Una minore produzione deriva da una flessione della domanda, ma le imprese continuano ad investire sulla ricerca di nuovi mercati, specie in ambito internazionale, e sull’introduzione di nuovi prodotti. Vi è quindi una reazione del sistema delle imprese ad una situazione critica che era in larga parte prevista. I più recenti dati sull’export evidenziano lievi segnali incoraggianti».
I settori tradizionali (metalmeccanico e fashion) non decollano: come supportarli?
«Ci sono comparti che faticano più di altri, la crisi è più evidente nei settori dei beni di consumo, particolarmente sensibili all’andamento della domanda interna. Abbiamo un calo generalizzato a livello nazionale di alcuni settori, che si riflettono anche sulle Marche. La meccanica è fortemente influenzata dall’andamento debole della Germania e dai grandi cambiamenti in corso nell’industria automobilistica. Alcuni segmenti della meccanica, come la cantieristica navale, mostrano invece un andamento positivo. Le criticità di questi comparti vanno affrontate in ambito nazionale e sovranazionale e sono attivi dei tavoli di confronto. C’è bisogno certamente di un supporto pubblico. Tra le misure è necessario salvaguardare il patrimonio di competenze e di supportare gli investimenti».
Il mercato italiano è in crisi da sempre: significa che ci vogliono più aziende che esportano e per più tempo?
«Sicuramente sì, internazionalizzazione e diversificazione permettono di assorbire meglio le oscillazioni dei mercati e di garantire competitività. Per potenziare l’export c’è bisogno di strutturarsi per gestire meglio la complessità. Serve quindi rafforzare le piccole e medie imprese per riuscire a competere su mercati internazionali e stimolare le imprese più grandi a fare da traino nelle filiere».