Ancona-Osimo

Economia, Cardinali di Confindustria: «Le Marche hanno il bisogno non rinviabile di potenziare le infrastrutture»

Il tessuto sociale ed economico marchigiano ha dovuto fronteggiare numerose crisi negli ultimi anni. «Priorità a investimenti in ricerca e innovazione e al rilancio di politiche del lavoro»

Roberto Cardinali, presidente Confindustria Marche

ANCONA – Il fallimento di Banca Marche, il sisma del 2016, la pandemia di Covid-19, poi l’inflazione ai massimi storici. Il tessuto sociale ed economico marchigiano ha dovuto fronteggiare numerose crisi negli ultimi anni. La resilienza è stata un fattore chiave per solcare le onde di queste crisi e dei grandi cambiamenti che ogni crisi porta inevitabilmente con sé. Il sistema industriale marchigiano ha saputo adeguarsi e reggere l’onda d’urto. Ne parliamo con Roberto Cardinali, presidente di Confindustria Marche.

I marchigiani chiedono ricostruzione e riscatto: da dove partire per rispondere a questo bisogno economico e sociale?
«Si dovrebbe partire dalla creazione di un contesto favorevole a fare impresa, perché l’industria è strategica per la competitività della regione. Il supporto alle aziende non richiede solo investimenti, ma anche scelte mirate per individuare strumenti coerenti, le risorse vanno utilizzate sulle politiche in grado di garantire maggior ritorno occupazionale e creazione di valore. Chiaramente la ricostruzione post sisma è una delle sfide prioritarie, richiede interventi efficaci in tempi certi, in quello che di fatto è il più grande cantiere d’Europa. Le Marche hanno un bisogno non rinviabile di potenziamento delle infrastrutture, che concorrono in modo determinante alla competitività del territorio».

Come stanno le aziende marchigiane sul fronte dell’innovazione? La debolezza dei mercati ha fatto diminuire la propensione a investire in innovazione di prodotto e di processo?
«Viviamo una prolungata situazione di incertezza che ha interessato tutti i settori produttivi ed in un contesto simile, in cui la domanda rallenta, i tassi d’interesse sono alti ed abbiamo uno scenario geopolitico instabile, anche gli investimenti nell’innovazione tendono a frenare. È auspicabile però una ripresa, perché proprio l’incertezza di cui parlavo dovrebbe stimolare innovazioni di prodotti, di processo, digitalizzazione».

Confindustria Marche si prepara a presentare, insieme ad Intesa Sanpaolo, il rapporto annuale sull’economia marchigiana, oggi 13 maggio.
«Avremo un qualificato parterre di ospiti delle istituzioni e del mondo dell’industria, sarà occasione per analizzare lo stato di salute del sistema produttivo e le prospettive future. Interverrà anche il viceministro delle imprese e made in Italy Valentino Valentini».

La politica industriale italiana e quella europea che impatto dovrebbero avere per spingere sull’innovazione? Quali i bisogni?
«Le proposte nel documento Fabbrica Europa recentemente elaborato da Confindustria, contengono una valida piattaforma sulle priorità da affrontare per rimettere l’industria al centro dell’agenda comunitaria. I pilastri sono sostenibilità, sotto il profilo sia ambientale, che sociale ed economico, ed investimenti per la competitività nella transizione verde e digitale. Alcune priorità sono il completamento della rete transeuropea di trasporto e l’applicazione uniforme del diritto per rafforzare il mercato interno. Proponiamo anche un nuovo safe asset di debito comune europeo, sul modello del Next Generation Eu. Sicuramente un altro aspetto determinante sarà il supporto agli investimenti in ricerca e innovazione, insieme al rilancio di politiche attive del lavoro ed alla formazione continua».

Quale il ruolo delle banche?
«Per lo sviluppo del tessuto economico c’è bisogno di un sistema bancario sano che sappia tutelare il risparmio delle famiglie e sia un alleato per la crescita delle imprese. Serve che le banche conoscano le esigenze delle aziende, garantiscano flessibilità, sappiano offrire le giuste consulenze ed aiutare a cogliere le migliori opportunità. È importante che dal sistema bancario arrivino risposte veloci, perché le scelte di investimento delle aziende non aspettano».

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