Ancona-Osimo

Ricambio generazionale, la sociologa economica dell’Univpm: «Fondamentale affiancare le nuove leve per la competitività delle imprese»

In una regione come le Marche, dove a invecchiare è anche la forza lavoro, si pone il tema del passaggio generazionale. Ne abbiamo parlato con la professoressa Spina e con il direttore di Cna Ancona Massimiliano Santini

ANCONA – Il ricambio generazionale è una delle sfide più importanti che le imprese si trovano ad affrontare, specie in una regione, come le Marche, tra le più longeve d’Italia e soggetta anche all’invecchiamento della forza lavoro. Le nuove generazioni «già abituate al digitale e alle ultime tecnologie» potrebbero favorire quel processo innovativo necessario alle aziende, spiega la professoressa Elena Spina, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Politecnica delle Marche. Mentre i cosiddetti Boomer, ovvero gli over 60 anni, «fanno più fatica ad aggiornarsi» i Gen X, ovvero la generazione tra i 45 e i 60 anni, «anche se non nativi digitali si sono adattati molto bene» spiega.

Il nodo della questione, evidenziato dalla sociologa, è quello del mancato «’mentoring’, l’affiancamento delle nuove leve sul lavoro» per avviarle all’attività, una questione che «talvolta scaturisce da una visione poco lungimirante, per la quale il tempo non viene visto come un investimento, bensì come uno spreco di risorse». Poi c’è la questione del «gap generazionale che crea una incomunicabilità tra vecchie e nuove generazioni che seguono una ‘semantica’ generazionale diversa», ovvero un linguaggio diverso, legato alle differenti esperienze vissute.
Da qui nasce una sorta di «incomunicabilità fra le due generazioni – spiega la professoressa Spina -: i Boomer lamentano che i giovano sono arroganti, mentre i Gen Z e i Millennials, cioè i nuovi entrati nel mercato del lavoro, a loro volta evidenziano che per i colleghi ‘anziani’ non è ammesso l’errore».

Secondo la docente, «per favorire la competitività del sistema è importante arrivare al passaggio generazionale. Il tema è molto sentito e negli ultimi tempi si stanno moltiplicando le iniziative messe in campo dalle organizzazioni» per affrontare la questione. Il gap generazionale «altera i livelli di performance delle imprese», favorire il ricambio è dunque un passaggio obbligato che non può prescindere dal creare un clima organizzativo il più sereno possibile, evidenzia l’esperta. Per motivare le nuove generazioni, conclude, occorre far leva sui loro valori, anche per trattenerle nel nostro Paese, evitando la cosiddetta fuga dei cervelli.

A sottolineare l’importanza del tema è anche il direttore della Cna di Ancona, Massimiliano Santini, il quale spiega che «uno dei problemi più importanti in capo alle aziende marchigiane, che si sta manifestando in maniera importante nell’ultimo decennio, è la capacità degli imprenditori, che hanno fatto la storia dell’economia degli anni ’70, di accettare e favorire il passaggio generazionale all’interno del loro imprese. Questo fenomeno – dice – è estremamente diffuso nella cultura nostrana ed è direttamente proporzionale al grado di personalizzazione o alla mole di sacrifici in capo a colui o coloro che dopo alcuni decenni ‘obtorto collo’, per dinamiche familiari e/o economiche si trovano nella condizione di dover prefigurare una gestione aziendale diversa da quella che hanno conosciuto, finché sono stati in grado di esserne saldamente a cavallo senza mediazioni o compromessi».

La difficoltà a passare il testimone è un fenomeno sempre più frequente e i casi «sono veramente numerosi». «Il nostro dovere di soggetti l’esercizio del ruolo di rappresentanza tesa a favorire lo sviluppo del territorio – prosegue – è quello di far comprendere ai nostri associati che si può e si deve in taluni casi predisporre un percorso di contaminazione tra l’esperienza dell’imprenditore uscente e quello entrante nei tempi congrui per evitare una destabilizzazione nella gestione aziendale».

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