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Risparmi, due terzi degli italiani non investono. Orazi dell’Univpm: «Il Paese patisce i redditi bassi»

Gli italiani, dallo studio Acri Ipsos, confermano una certa cautela negli investimenti finanziari: un terzo degli italiani investe una piccola parte dei risparmi

In Italia il 46% delle famiglie riesce a risparmiare (nel 2023 era il 48%), con meno ansie e preoccupazioni rispetto al passato, ma i due terzi degli italiani non investono. Emerge dalla fotografia scattata dall’indagine annuale realizzata dall’Acri in collaborazione con Ipsos, in vista della Giornata mondiale del risparmio.
Secondo lo studio più di 3 famiglie su 4 (dato invariato rispetto all’anno prima) ritengono di essere in grado di far fronte a una spesa improvvisa di media entità.

Sale però, dal 32 al 34% la quota di famiglie che dichiara di aver consumato tutto il reddito. Gli italiani, dallo studio, confermano una certa cautela negli investimenti finanziari: circa due terzi sceglie di non investire, mostrando così di preferire la sicurezza della liquidità. Solo un terzo degli italiani investe una piccola parte dei propri risparmi.

La fotografia mostra un ridimensionamento della crescita della propensione ad investire con strumenti finanziari più sicuri, mentre segna una lieve crescita la propensione verso il rischio rispetto al 2023 trainata dai tassi di interesse in discesa e dalle incertezze legate alla resa dell’immobilitare.

Guardando alle fasce di popolazione, i giovani risparmiano soprattutto per viaggi e svago. Le fasce più mature optano invece per il risparmio soprattutto per fronteggiare un futuro che si prospetta come incerto e che può vedere il profilarsi anche di spese non previste. Il 33% degli italiani pensa di risparmiare meno rispetto ai propri genitori a causa delle crisi finanziarie che si sono susseguite dal 2008 in avanti e per l’erosione del potere di acquisto delle famiglie.

«Nelle Marche il risparmio delle famiglie è in calo – dichiara l’avvocato Paola Formica dell’associazione dei consumatori Adusbef Macerata -, il reddito viene interamente consumato a causa dell’aumento dei prezzi per beni e servizi essenziali. Permane la tendenza di conservare i piani previdenziali in essere senza rivolgersi a nuovi strumenti finanziari. Si sta evidenziando l’offerta di prodotti di deposito di risparmio da parti degli istituti di credito. Le famiglie – conclude – stanno maturando competenze finanziarie in tema di risparmio in termini di pianificazione delle spese».

I dati, evidenzia il professor Francesco Orazi, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Politecnica delle Marche «rispecchiano per certi versi la teoria di Modigliani sul ciclo di vita del risparmio, secondo la quale gli adulti giunti alla soglia dei 40 anni tendono ad accantonare risparmi in prospettiva della vecchiaia. Al di là della teoria – spiega -, tra gli anziani resta una forte propensione al risparmio, nonostante questa fascia della popolazione abbia goduto di una fase alta dell’economia mondiale e percepisca buone pensioni, mentre i figli guadagnano meno e risparmiano meno a causa dei bassi redditi, un elemento che incide anche sugli investimenti».

In particolare per il sociologo dei processi economici per quanto riguarda «i giovani che risparmiano denaro finalizzato al consumo, per viaggi e svago, c’è da considerare che quando avranno superato i 50 anni non saranno probabilmente in condizioni di accumulare quello che hanno accumulato quelli che li hanno preceduti. Questo perché l’Italia patisce in maniera molto severa il fatto di avere redditi bassi» conclude.