Ancona-Osimo

Economia, si allarga la sottoccupazione. Carboni dell’Univpm: «Occorre puntare sul lavoro tecnologico e di cittadinanza»

Secondo Carboni nei Paesi europei il fenomeno della sottoccupazione è molto più limitato rispetto all'Italia che è nelle ultime posizioni in quanto a occupazione

In Italia la sottoccupazione avanza. Il dato emerge dal libro Verso la piena Sottoccupazione. Come cambia il lavoro in Italia curato da Raffaele Brancati (economista e presidente del Centro Studi Met) e Carlo Carboni (già professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Politecnica delle Marche). «Dall’analisi statistica, economica e sociologica» condotta nei primi 25 anni del 2000 «emergono difficoltà e fragilità occupazionale soprattutto femminile, giovanile, e nelle regioni del Sud Italia» spiega il professor Carboni.

Nel Paese si diffondono soprattutto tipologie di lavoro «frammentate e vulnerabili. Una sottoutilizzazione delle persone in ore, istruzione e competenze. Dunque non è oro tutto ciò che luccica: l’occupazione aumenta ma grazie a lavori senza qualità, slack, fragili e con bassi salari. Più che oro si tratta di bigiotteria» dice.

Secondo il sociologo dei processi economici «cresce il numero dei lavoratori poveri. Negli ultimi anni si tende a parlare di occupazione in crescita, ma ad aumentare è soprattutto la sottoccupazione sia in termini di orario, che di reddito e competenze. La stimiamo intorno al 25-30% del totale dell’occupazione italiana».

Carboni spiega che nei Paesi europei il fenomeno della sottoccupazione «è molto più limitato» rispetto all’Italia che in Europa è nelle ultime posizioni in quanto a tasso di occupazione e prima per sottoccupazione. L’altro dato che emerge dall’analisi condotta nel volume è l’incremento del numero dei lavoratori che si dichiarano insoddisfatti della loro condizione, perché sottooccupati e non valorizzati nelle loro competenze, oltre che pagati poco. «Esiste – spiega – una correlazione tra sottoccupazione, bassa produttività, bassi salari, che dipende da un modello di sviluppo che segue una via bassa, per cui soprattutto i servizi danno impulso a sottoccupazione che contribuisce a deprimere il salario medio italiano che non regge il confronto con quelli europei, più cresciuti e più alti».

Per incrementare la ‘buona’ occupazione serve una via alta di sviluppo tecnologico per l’industria e per le altre attività. «Recentemente si è osservato che sono aumentati i contratti a tempo indeterminato, ma sembra più il frutto dell’aumento dell’età pensionistica tant’è che il tasso di occupazione è aumentato di più fra gli over 55 – spiega – e a una certa ciclicità dei contratti a tempo determinato non rinnovabili. E poi bisogna tener conto che il 43% dei contratti trasformati a tempo indeterminato viene risolto con il licenziamento entro 24 mesi» dice riferendo sulle comunicazioni ufficiali del 2024.

L’economia italiana può riprendersi seguendo «due direttrici: dando impulso al lavoro tecnologico, mediante investimenti e una forte formazione e riducendo lo storico gap italiano tra offerta e domanda di lavoro: e sostenendo una domanda di lavoro decente soprattutto per le fasce fragili (donne e giovani), un lavoro di cittadinanza, sostenuto da un mix tra Stato ed economia sociale dello Stato, che può essere espletato in vari ambiti, solo per citarne alcuni dall’ambiente alla sanità». Quindi lavoro tecnologico e lavoro di cittadinanza per vincere la sfida tecnologica, quella demografica e porre rimedio alla ripresa dell’emigrazione dei nostri giovani all’ ‘estero.