ANCONA – Il forte terremoto che ieri ha devastato l’isola di Taiwan con una scossa di magnitudo 7,4 ha costretto le imprese a interrompere la produzione dei chip. Taiwan è il più grande hub di produzione mondiale di chip che vengono utilizzati nella tecnologia che usiamo ogni giorno, dagli smartphone ai computer, passando per gli elettrodomestici e le auto. Uno stop che rischia di avere rapide ripercussioni sulle economie del mondo. Quale l’impatto per le imprese delle Marche?
«L’impatto legato allo stop della produzione di microchip a Taiwan potrà essere valutato solo sul medio termine – dice Marco Pierpaoli, segretario Confartigianato imprese Ancona Pesaro e Urbino -. Se si protrarrà sarà un problema praticamente per tutte le imprese, visto che i microchip sono una parte fondamentale di ogni macchinario e di ogni apparecchiatura che abbiamo anche nelle nostre case, non solo di cellulari e smartphone. Abbiamo visto quello che è accaduto nel periodo post-Covid, in quel caso l’emergenza si è protratta per mesi. Inoltre, oltre a quello legato alla carenza di microchip, c’è un altro rischio che i prezzi si alzino significativamente con ricadute sulle imprese e sui consumatori finali. Già il fatto che Taiwan sia praticamente l’unico produttore al mondo di microchip – conclude – è, di per sé, una criticità, prima le tensioni internazionali ora il terremoto, accrescono le preoccupazioni».
«Taiwan è leader assoluto del mondo chip e produce circa il 90% del prodotto venduto e utilizzato globalmente, con la più grande industria del settore ed investimenti miliardari – commenta Massimiliano Santini, direttore Cna Ancona -. Ovviamente tutti i fatti internazionali naturali o bellici che destabilizzano gli equilibri internazionali producono un contraccolpo produttivo e a cascata delle ripercussioni su tutto ciò che fa uso di un componente indispensabile per soddisfare i nostri standard di vita sociale».
Un effetto della globalizzazione. Santini fa notare che l’Italia «è carente» nella produzione di semiconduttori e «in particolare nel nostro territorio la difficoltà di approvvigionamento di questo prodotto ha una ripercussione significativa nelle attività manifatturiere della produzione di macchinari meccanici, nell’elettronica e anche nelle comunicazioni e nel tessile».
Insomma, un impatto potenzialmente su vasta scala per l’economia della regione, se la produzione a Taiwan non dovesse riprendere rapidamente. «La ridotta dimensione produttiva delle nostre attività e le dinamiche contrattuali internazionali ci portano a supporre che, se questo fermo si protrarrà nel tempo, molti nodi legati alla fragilità strutturale del nostro modello potrebbero venire al pettine e rendere necessaria l’accelerazione dei processi di implementazione delle politiche di crescita aziendale che si muovono sul fronte internazionale, ricercando partnership estere o in generale politiche che tendono ad incrementare la massa critica necessaria per avere una forza contrattuale rilevante».
Il direttore di Cna Ancona fa notare che le Marche hanno «un alto tasso di innovazione tecnologica nelle imprese esistenti e soprattutto nelle ferventi startup, il cui futuro dipende dalle capacità di mettere a terra sul piano prototipale e commerciale le tante manifestazioni tecnologiche in ogni ambito produttivo».