Si profila «un danno economico e d’immagine per l’agroalimentare made in Marche e, più in generale, per il made in Italy» in caso di dazi sui vini. Lo spiega Tommaso Di Sante, presidente provinciale Coldiretti Pesaro Urbino, membro della Consulta nazionale vitivinicola e rappresentante del settore Agricoltura nella giunta di Camera di Commercio delle Marche, commentando le ultime dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti.
Trump ha paventato l’ipotesi di dazi del 200% sui prodotti alcolici, sui vini e sugli champagne provenienti dall’Unione Europea, a seguito dell’introduzione dei dazi del 50% sul whisky statunitense da parte dell’Ue.
Un danno ai vini marchigiani che l’imprenditore, esponente di Coldiretti, definisce «diretto, per chi esporta, e indiretto per le altre aziende, perché il vino che non viene esportato all’estero resta sul territorio» dove l’offerta finisce per superare la domanda. Il vino, secondo Coldiretti, resta infatti il prodotto di punta dell’export marchigiano, con oltre 61 milioni di valore nel mondo (dato 2024) anche se ha subito un calo rispetto al 2023 quando ammontava a 64,8 milioni. Negli Usa lo scorso anno abbiamo esportato 11 milioni di euro contro i 12,33 del 2023. A rischio, a causa dei dazi, anche tutto l’agroalimentare: il mercato statunitense vale quasi 50 milioni di euro per i prodotti marchigiani.

Una situazione, quella dei dazi sul vino, che se venisse confermata, andrebbe ad impattare su un quadro già complesso, sottolinea Di Sante, facendo riferimento «a Moncaro e Colonnara», ma anche alla riduzione del consumo di vino legata «all’attacco in atto sulla dieta mediterranea». Di Sante parla di «una sorta di terrorismo mediatico sul consumo di vino: le regole del codice della strada sono rimaste le stesse di prima, sono solamente cambiate le sanzioni, ma dalla comunicazione che è passata a livello nazionale sembra quasi che ora non si possa più bere».
«Noi imprenditori – prosegue – siamo per un consumo consapevole e responsabile: non bisogna dimenticare che il vino è parte della cultura italiana e della dieta Mediterranea».
Le Marche, puntualizza Di Sante, hanno anche «un’ottima produzione di vini e di bollicine bio, che viene esportata negli Stati Uniti, dove c’è grande richiesta. È un autogol economico per tutto il settore vitivinicolo, bio incluso, anche perché all’estero c’è molta più attenzione, rispetto all’Italia, ai prodotti biologici» conclude.