ANCONA – «Siamo uniti, compatti e assolutamente leali al nostro impegno: lavoriamo instancabilmente tutti i giorni e quotidianamente per cercare di attenerci e realizzare e completare il programma per cui ci siamo presentati e su cui i marchigiani ci hanno dato fiducia. La maggioranza è solida e coesa». È la risposta del governatore Francesco Acquaroli ai giornalisti che gli chiedevano se ci sarebbero state ripercussioni a livello regionale dopo la rielezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e la spaccatura venutasi a creare nel centrodestra a livello nazionale.
«Bisogna distinguere le dinamiche del Parlamento con quelle che sono poi invece le amministrazioni locali – ha detto – : credo che a livello territoriale noi abbiamo un impegno chiaro e inequivocabile preso con tutti i cittadini marchigiani».
Alla richiesta di una riflessione su come ne esce la politica, dopo otto votazioni per raggiungere la quadra sulla figura del presidente, Acquaroli parte dalla rielezione di Giorgio Napolitano e prosegue con Sergio Mattarella: «La riflessione si basa sugli eventi che portarono 9 anni fa, a richiamare il presidente Napolitano e oggi a richiamare il Presidente Mattarella perché non si è riusciti a trovare una sintesi con un’altra figura: è un elemento negativo a livello internazionale, a mio avviso, che lede la credibilità di tutta la classe dirigente italiana che si dà l’immagine di una classe dirigente che non riesce a trovare una sintesi intorno a una figura e, ogni volta, è costretta a richiamare un presidente che ha finito il suo mandato e ha ampiamente e più volte ribadito la sua indisponibilità».
Toccando poi il tema della pandemia, ha spiegato ai giornalisti che «questa è una fase completamente nuova e dovremmo cambiare e adeguare le regole a una fase completamente nuova: perché rincorrere un virus che ormai, oggettivamente, è ampiamente diffuso in tutta la popolazione e che, nella stragrande maggioranza dei casi, soprattutto nei vaccinati, ma anche nei non vaccinati, non mostra sintomi o se ci sono sintomi non sono tali da portare all’ospedalizzazione?».
Le Regioni avevano già avanzato al Governo la richiesta di «discontinuità sulla classificazione a colori e su una serie di altre tematiche», tuttavia, puntualizza, «questo non significa che non dobbiamo stare attenti, ma è un elemento di assoluta novità rispetto alla prima, alla seconda e alla terza ondata. Abbiamo chiesto una riflessione, poi saranno l’Istituto superiore di sanità, il Comitato tecnico scientifico e il ministero a dirci la loro idea».
Il presidente ha rimarcato che «venerdì scorso non ci sono state ordinanze del Ministero della Salute, ma qualora fossero state emesse, comunque la nostra regione sarebbe rimasta in zona gialla: anche se per pochissimo, avevamo i numeri per la “gialla”. Questa settimana – aggiunge – gli indicatori sono stati superati e se ci sarà la classificazione rischiamo probabilmente di andare in zona arancione. Il numero di contagi è sicuramente rallentato, come ha rallentato la crescita nelle terapie intensive e in area medica. Ma è chiaro che anche se i numeri sono inferiori si vanno a cumulare sulla situazione pregressa e rischiamo di andare in zona arancione. Vediamo quello che dirà il governo».