ANCONA – Una alternativa alle candidature e agli schieramenti presenti sul tavolo delle elezioni regionali. È quanto chiedono un centinaio fra lavoratori, disoccupati, precari, operatori culturali, artigiani, piccoli imprenditori e professionisti delle 5 province marchigiane che si sono fatti promotori sul web del primo appello popolare nella nostra regione per chiedere un cambio di passo alla politica. Un appello che parte dal basso fra cittadini che si riconoscono sotto il simbolo comunista della falce e martello e che chiedono di dare forma ad una “Lista Comunista” per le prossime elezioni regionali. Secondo il gruppo le criticità che attanagliano le Marche, come lavoro, sanità, post sisma e crisi economica, accentuata dall’epidemia di coronavirus, hanno bisogno di urgenti soluzioni.
«Negli ultimi trent’anni il nuovo corso politico ed economico neoliberista è stato caratterizzato da un attacco senza precedenti, portato su scala sovranazionale, ai salari, ai diritti ed allo stato sociale – scrivono i promotori dell’appello in una nota – . A questa offensiva né la nuova sinistra politica, né il movimento sindacale hanno saputo rispondere. La resa di queste forze al progetto liberista dell’UE (ndr Unione Europea) e un’accelerazione della loro stessa crisi come soggetti sociali e politici, è sfociata nella loro esclusione dalle principali istanze della democrazia rappresentativa».
Il documento, consultabile sul Blog Comunista!Per le Marche, intende rappresentare e portare avanti le istanze sociali e popolari delle persone più deboli della società spesso «orfane di “rappresentanza concreta”».
Per il gruppo «la sovranità statuale ha subito un doppio attacco da parte delle oligarchie capitaliste, uno agito dall’alto, mediante il rafforzamento di sovranità transnazionali ed antidemocratiche come l’UE, la Bce e la Nato, l’altro dal basso, con il processo di regionalizzazione, in Italia cavalcato tanto dalla Lega Nord quanto dal Pd considerati “due facce della stessa medaglia” e ritenuti entrambi esecutori territoriali di una pesante limitazione della sovranità popolare e dell’espansione delle politiche economiche neoliberiste, in ragione delle quali gli enti locali, sottoposti all’imposizione del pareggio di bilancio e legittimati da un’interpretazione estensiva del principio di sussidiarietà, entrambi inseriti in Costituzione con riforme bipartisan, hanno proceduto a privatizzare i settori economici pubblici ed i servizi essenziali, come quello sanitario, che è stato duramente intaccato regione per regione».
I sottoscrittori dell’appello sono fortemente critici sugli ultimi due decenni di governo regionale del centrosinistra durante i quali «si è assistito allo smantellamento della sanità pubblica ed al finanziamento di quella privata; alla chiusura di reparti, punti nascite, ospedali e strutture sanitarie sul territorio; al fallimento della Banca delle Marche; alla chiusura di fabbriche ed alla desertificazione industriale del territorio, con profitti milionari per i grandi imprenditori e disoccupazione per i lavoratori».
Insomma una politica fallimentare secondo i promotori dell’appello popolare, la cui iniziativa si contrappone «alla destra reazionaria e al centrosinistra» per dare alle Marche «una vera alternativa di sistema, a tutti i livelli: locale, regionale, statale ed internazionale».