ANCONA – È visibilmente provato Maurizio Mangialardi quando entra nella hall del Grand Hotel Passetto, ad Ancona, per rispondere alle domande dei tanti giornalisti presenti. Nel pomeriggio ha assistito alla netta, anzi nettissima, vittoria della coalizione di centrodestra guidata da Francesco Acquaroli che da domani sarà il nuovo presidente della Regione Marche.
«Sapevo che la missione sarebbe stata complicata, partivamo da un meno venti delle elezioni europee ma il centrosinistra ce l’ha messa tutta – ha esordito il sindaco uscente di Senigallia -. Posso garantire di non aver lasciato nulla di intentato, ci sono state della difficoltà, è vero. Quali? Su tutte la gestione della sanità e del terremoto». Entrando nello specifico di queste due tematiche: «Non sono state narrate le questioni come realmente erano o come dovevano essere. È stata una storia difficile da sovvertire, probabilmente con un’uscita diversa avremmo avuto un altro risultato da commentare. Sanità e terremoto sono stati i gingle costanti che mi sono trovato ad ascoltare, avendo difficoltà a controbattere pur avendo un progetto innovativo. Un errore chiudere gli ospedali? Eravamo in pre-Covid, oggi forse avremmo preso un’altra strada. In ogni caso saremo attenti che chi ha promesso la riapertura lo faccia realmente perché le promesse della campagna elettorale vanno mantenute. Loro si sono impegnati e vedremo se sono nelle condizioni di rispettare ciò che hanno detto».
Non solo sanità e terremoto, secondo Mangialardi nei motivi della sconfitta vanno ricercati anche altri fattori: «Ci sono state azioni politiche concomitanti che ci hanno penalizzati. Il mancato accordo personale dei 5Stelle per puro narcisismo personale non ci ha favorito. Voglio ringraziare comunque chi ha collaborato con me ma soprattutto i marchigiani e le marchigiane che ci hanno dato fiducia. Per narcisismo intendo quello che è accaduto con la piattaforma Rousseau che ha detto una cosa, il primo ministro la stessa e poi si prende una decisione autonoma. Questa cosa non serve a loro e non serve ai marchigiani. E’ narcisismo e protagonismo».
Le telefonate non sono mancate, in particolar modo dal presidente uscente Luca Ceriscioli e dal segretario del PD Luca Zingaretti: «Con Ceriscioli c’è stato un dialogo molto tranquillo, entrambi pensavamo a un altro risultato. Anche Zingaretti la pensava come noi, in campagna elettorale si era creato anche un certo entusiasmo. Ho provato a chiamare anche Acquaroli ma aveva il cellulare staccato». Nessun rimprovero alla sua coalizione, base solida da cui ripartire: «Il Pd nelle Marche ha avuto un risultato importante. Questa compagine tempo fa era improponibile, era sotto più di venti punti dal centrodestra. Ora siamo qui, abbiamo ridotto questo gap e faremo un’opposizione seria. Posso garantire che saremo vigili, fermi e determinati».
La chiusura è dedicata all’avversario, a quel Francesco Acquaroli che nei prossimi giorni si insedierà nel palazzo della Regione Marche: «Mi complimento con Francesco Acquaroli dicendogli che avrà un’opposizione competente, indispensabile per questa regione. Faremo grande attenzione alla risorse che arriveranno dal Recovery Found e dal Mes. Ero pro Mes prima e lo sono ancor di più oggi. Faremo tutto quello che serve per garantire la giusta democrazia».