Ancona-Osimo

Elisabetta e Giampaolo, gli “influencer” della sostenibilità: «Al posto fisso preferiamo i social»

I loro canali, ˊAcquaRandagiaˊ e ˊIl goloso mangiar sanoˊ vanno forte in rete. Giampaolo, plurilaureato, ha lasciato il posto fisso per Instagram. Elisabetta ha fondato con la sorella un canale da 210mila follower

ANCONA – Giampaolo Celeste ed Elisabetta Pennacchioni, ecco chi sono i due influencer di Ancona che, coi loro canali, contano più di 230mila follower. Praticamente, un boom di utenti che li segue da ogni parte d’Italia e del mondo.

Ma guai a definirli ˊinfluencerˊ: «Ci sentiamo più dei content creator, vorremmo che la gente ragionasse con la loro testa», dicono. Parlano di sostenibilità ambientale, di salute, di malattie sessualmente trasmissibili, ma anche di diritti, di vita quotidiana e di storia marchigiana.

Legatissimi alle Marche e ad Ancona, sono una coppia nel lavoro e nella vita privata. Divertenti, colti, fotogenici ed entusiasti del proprio mestiere. «Di cosa non possiamo fare a meno? Dei nostri cagnoloni».

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Giampaolo, laureato in Giurisprudenza, aveva un impego in un’azienda ma ha mollato tutto per dedicarsi ai canali social. Su Instagram, i due gestiscono il profilo ˊAcquaRandagiaˊ, mentre con l’aiuto (anche) di Federica, la sorella di Elisabetta, si occupano de ˊIl goloso mangiar sanoˊ.

Elisabetta in uno dei clean up (foto per loro gentile concessione)

Autori di libri che hanno conquistato il secondo posto al ˊPremio Bancarella 2021ˊ, Pennacchioni è autrice di diversi corsi e ha scritto libri che hanno venduto più di «30mila copie». Nel tempo libero, pubblicano reel (piccoli video) su Instagram.

Giampaolo, si è pentito di aver lasciato il certo per l’incerto?

«No, sentivo che il lavoro d’ufficio non aveva più stimoli. E poi con Elisabetta avevamo accumulato un’esperienza tale che mi avrebbe permesso di entrare nello stesso settore in qualsiasi momento. Non ho fatto un salto nel vuoto, ho solo sfruttato le mie passioni per imparare nuovi lavori che sono spendibili in tutta Europa e permettono una maggiore elasticità dei tempi. Se penso a quando ho lasciato l’ufficio, mi sembra un’altra epoca dal punto di vista del mercato del lavoro. Oggi, con il contesto lavorativo attuale, farei più difficoltà a reinventarmi».

Tra l’altro, lei ha diverse lauree…

«Una in consulenza del lavoro, una in teorie e tecniche della normazione giuridica, un’altra in giurisprudenza e la prossima in gestione dei flussi migratori. Oltre ad alcune specializzazioni in grafica».

Ci vuole cultura per fare l’influencer…

«Guardi, non amiamo questa definizione. Siamo piuttosto dei content creator».

Qual è la differenza?

«I contenuti che proponiamo sono frutto di un copy, di una regia  e di un montaggio adatto al pubblico che ci proponiamo. Solitamente, l’influencer è quello che attraverso il proprio stile di vita invita gli altri a seguire un esempio, che viene fatto passare come il migliore. Noi, invece, proviamo ad analizzare i fatti con occhio oggettivo in modo che ogni persona sia in grado di arrivare alle proprie conclusioni. Sapendo che ci sono campi in cui non siamo totalmente competenti, beh, cerchiamo prima di documentarci e poi di dare voce a realtà che lavorano nel sociale».

Vi occupate di pulizia delle spiagge, di mangiare sostenibile, di diritti, di storia…

«I nostri video toccano vari temi: dalle tematiche sanitarie fino ai diritti dei lavatori. Crediamo fermamente nei diritti nati come indivisibili e interdipendenti e di conseguenza cerchiamo di toccare quelle tematiche che più delle altre, spesso, sono lasciate in dietro».

Nei vari video promuovete anche Ancona: siete legati a questa città?

«Siamo legati a questa città nello stesso modo in cui un marinaio è legato al proprio porto di partenza. Sappiamo che qui c’è il necessario ma sentiamo spesso il bisogno di metterci in gioco in altre realtà. Ancona ha una storia unica nel suo genere e stiamo provando a raccontarla sia a livello – appunto – storico, con associazioni di territorio, come l’Istituto Gramsci Marche, sia a livello commerciale, con una collaborazione del Borghetti, la bevanda al caffè nata proprio ad Ancona. Siamo dei randagi, non abbiamo un vero posto del cuore, ma i luoghi che ricordiamo con più piacere sono quelli dove i nostri cani hanno potuto correre in libertà».

E le Marche?

«Ci fanno apprezzare la fortuna che abbiamo. La natura e il patrimonio fanno da contorno ad una tranquillità che purtroppo oggi più che mai sta mancando in ogni parte del mondo. Il fatto di sentirci fortunati, però, non deve farci dimenticare chi non ha le nostre stesse fortune. Questa regione è un paradiso che tale deve rimanere, anche a livello di diritti». 

Su ˊAcquaRandagiaˊ, pubblicate tanti reel (dei brevi video divulgativi, ndr). Come si preparano?

«Nasce tutto con un’idea, a cui segue uno studio dei fatti e una stesura di un copy per trasmettere un messaggio e tenere alta l’attenzione del pubblico. Poi, registriamo e montiamo con tecniche che possono variare a seconda dell’argomento».

Si guadagna bene?

«Con il nostro lavoro su ˊAcquaRandagiaˊ non saremo autosufficienti. Il 90% dei contenuti che proponiamo non porta alcun guadagno, ma sono per noi un investimento per farci conoscere e soprattutto per far conoscere agli utenti la nostra linea di pensiero, che poi deve essere in linea con il restante 10% di contenuti che siamo riusciti ad ottenere in sponsorizzazione con aziende».

Sì, ma in termini economici?

«Se parliamo di cifre, un lavoro d’ufficio (o in magazzino) permetterebbe entrate di gran lunga superiori ad ˊAcquaRandagiaˊ. Ma il nostro fine non è il guadagno».

Celeste e Pennacchioni coi loro simpatici cagnoloni

Elisabetta, lei è autrice di vari corsi e ha pubblicato «libri da 30mila copie». Ne ˊIl goloso mangiar sanoˊ parla di alimentazione sostenibile. Di che si tratta?

«La sostenibilità è un concetto da riconsiderare. Spesso ci si aspetta dal consumatore  finale uno stile di vita sostenibile, ma devono essere le grandi aziende (e gli organi statali) a mettere in condizione il cittadino di promuovere un determinato stile di vita. Le faccio un esempio».

Prego…

«Una persona che va al lavoro in bici non è a conoscenza che i suoi risparmi sono affidati ad un istituto che in quel momento sta finanziando tutto fuorché la sostenibilità. Io che mi occupo di cucina non posso giudicare chi lavora tutto il giorno fuori casa e la sera, per fretta o necessità, sceglie al supermercato un alimento considerato generalmente poco sostenibile. Negare oggi l’impatto degli allevamenti intensivi e della pesca è ormai impensabile ma la rieducazione al cibo sostenibile deve partire dall’alto».

ˊIl goloso mangiar sanoˊ è anche un libro…

«Nei libri abbiamo portato l’essenza di quello che era il nostro progetto di cucina facile, golosa e a base vegetale. Con mia sorella Federica (biologa con un master in alimentazione vegetale) abbiamo scritto due libri particolarmente apprezzati. Col primo, che ha lo stesso nome del canale, ˊIl goloso mangiar sanoˊ, siamo arrivate seconde al ˊPremio Bancarella 2021ˊ».

Cosa consigliate ai giovani che vogliono fare divulgazione?

«È molto facile essere sui social ma il fenomeno dell’utente silenzioso che accede solo per guardare contenuti è in crescita. Il consiglio che ci sentiamo di dare è quello di scegliere il grado di coerenza che si vuole avere e portarlo avanti. Parliamo di gradi perché la coerenza assoluta è un’utopia. E poi, ai ragazzi diciamo: documentatevi (anche) fuori dei social, solo così si può arrivare a quel grado di originalità che spesso, sul web, manca».

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