ANCONA – “Violenza ai violenti” è l’oggetto dell’email minatoria e ovviamente anonima, arrivata questa notte al consigliere di Fratelli D’Italia Angelo Eliantonio: «Chi incita la logica del branco dovrebbe stare attento a non farsela ritorcere contro. Alza la cresta ma se lo fai stai attento a girare da solo, delfinetto di Ciccioli. Ci vuole poco a trovarti».
Parole forti, scaturite probabilmente dopo il video girato da un passeggero e postato ieri (4 settembre) su Facebook da Eliantonio nel quale viene ripresa la bagarre scoppiata a bordo dell’autobus 46. Una signora anziana non può sedersi nel posto riservato agli invalidi perché occupato da una giovane di colore con in braccio un bambino piccolo. La mamma si giustifica con: «Non conosco l’italiano», scoppia il caos, interviene anche l’autista e volano insulti.
Angelo Eliantonio nel postare il video aveva commentato: «Questa mattina su un autobus di Ancona. Una signora anziana con problemi motori chiede di potersi sedere nel posto riservato agli invalidi, occupato. Nonostante l’intervento dell’autista la risposta della giovanotta presuntuosa, evidentemente padrona del mezzo, è eloquente: “io non conosco italiano” e non si sposta. Vale per gli italiani quanto soprattutto per i troppi stranieri prepotenti: il rispetto prima di tutto. Questa è l’integrazione che tanto piace alla sinistra!».
Il consigliere di FdI, che non ha ancora deciso se sporgere o meno denuncia, si dice tranquillo nonostante la mail minatoria. «Nel mio post non c’è una sola parola che incita alla violenza. Non c’è nessun riferimento al colore della pelle di nessuno. Io posso rispondere per le mie azioni, non per quelle degli altri. Ho espresso un’opinione, a qualche democratico non sta bene. Chi mi conosce sa che sono sempre pronto e disponibile al confronto politico, anche e soprattutto con questa persona che mi minaccia. Basta firmarsi…». Numerosi i messaggi di solidarietà arrivati al consigliere.
Su quanto accaduto sull’autobus interviene anche il capogruppo di Altra Idea di Città. «Che in questo paese e in questa città ci fosse chi, da anni, gioca a soffiare sul fuoco delle paure è cosa nota. Qualsiasi fatto o accadimento diventa strumento di propaganda; una propaganda fatta di qualunquismo, approssimazione ed intolleranza. E così è stato anche nella nostra città nella triste vicenda che ha coinvolto una povera mamma di colore salita con il figlio in braccio sul bus e colpevole di aver occupato illegittimamente un posto riservato ai disabili. A costruire il caso ci pensa un video amatoriale fatto girare sui social da alcuni soliti noti della destra locale per alimentare l’ennesima guerra tra poveri con al centro del bersaglio il solito straniero da fare oggetto di insulti e sproloqui – afferma Francesco Rubini –. Poco importa analizzare i fatti, rendersi facilmente conto della oggettiva difficoltà della mamma con il bambino piccolo, della indisponibilità di quasi tutti i presenti sul bus ad aiutare entrambi i soggetti in difficoltà a trovare almeno a soluzione utile e pacifica per tutti; ciò che conto è sempre e solo additare il diverso e farne io nemico numero uno. Una vicenda triste e violenta che dovrebbe invitare tutti ad una seria riflessione sulla società che viviamo ogni giorno: è davvero un mondo così egoista, violento ed intollerante che vogliamo?».
A seguito dell’episodio sul bus, il Garante dei diritti, Andrea Nobili, ha scritto al presidente di “Conerobus” di Ancona, Maurizio Papaveri, per avere spiegazioni sull’accaduto e sui regolamenti in vigore presso l’azienda per l’accesso e la permanenza sui mezzi di trasporto.
«Fatti salvi i regolamenti che sono in adozione alla Conerobus e la precisa narrazione di quanto realmente accaduto, di cui abbiamo chiesto risconto al presidente della società, non possiamo sottrarci dall’evidenziare, presa visione anche del video che sta girando in rete, una eccessiva aggressività nei confronti di una giovane donna con un bambino in braccio, che non è escluso avesse anche problemi nel comunicare. Nel corso delle contestazioni appaiono chiari ed espliciti i riferimenti alla sua origine straniera – interviene il Garante -. Il richiamo alle regole formali può essere attuato in modi decisamente diversi. Inoltre, la questione poteva essere risolta con un minimo di sensibilità e con la disponibilità di alcuni dei presenti a cedere il proprio posto. In una società la convivenza è data da una comune visione delle regole di buona condotta e dal rispetto per il prossimo. Ed il confronto, non lo scontro, è sembra alla base di qualsiasi azione che sappia fornire risultati positivi».