ANCONA – Rappresentano enti gestori che erogano assistenza ad anziani, disabili, minori, dipendenze e molto altro. Si sono uniti, ancora una volta, per gridare aiuto alla Regione. Durante il periodo emergenziale quelle organizzazioni hanno fatto fronte alle difficili problematiche sanitarie, ai pesanti risvolti gestionali e alle perdite economiche ingenti. Adesso sono allo stremo.
«Siamo tutti consapevoli delle conseguenze del contagio da Covid-19 in perdite di vite umane, sul sistema ospedaliero ed assistenziale, sulla vita delle residenze per anziani, disabili, minori e del settore sociale, sul lavoro, sulla scuola, sui conti dello Stato e delle Regioni, sui drammi nelle famiglie colpite, sulla vita relazionale e sociale dei ragazzi e giovani – dicono insieme -. A partire dal gennaio scorso abbiamo presentato le nostre istanze alla politica regionale che, di fronte alle richieste per le emergenze infermieri, ristori per le maggiori spese che continuiamo a sostenere e minori entrate e adeguamento delle tariffe ferme al 2002, ci ha risposto che non ci sono i fondi».
I comitati enti gestori strutture per anziani in protesta
A lanciare l’appello sono nello specifico il Comitato enti gestori strutture per anziani senza scopo di lucro, il Comitato aziende pubbliche servizi alla persona, Confcooperative-Federsolidarietà Marche, Uneba Marche, Legacoopsociali Marche, Cnca Marche (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), Crea (Comitato regionale enti accreditati per le dipendenze patologiche, Agci solidarietà Marche, Aris, Acudipa (Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche), Cica (Coordinamento italiano case alloggio per persone con Hiv-Aids, Anaste Marche, Orme e Coordinamento delle comunità di accoglienza per minori della Regione Marche.
«Registriamo una totale assenza di soluzioni ai gravi problemi del settore. Questo è l’ultimo appello che lanciamo. Anziani, disabili, minori, dipendenze patologiche, salute mentale, per citare alcuni dei settori interessati, sono i più fragili di fronte a questa emergenza e a oggi anche i più sacrificati. Registreremo, se si va avanti così, anche la perdita di tremila posti di lavoro, senza contare i gravi disagi per le famiglie».