ANCONA – L’esternalizzazione della cucina non convince tutti e rimane una delle criticità, insieme alla questione dialisi, degli Ospedali Riuniti evidenziati dalla Cgil. Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro tra Direzione dell’Azienda Ospedali Riuniti e rappresentanze sindacali. Tema al centro dell’incontro i lavori di ristrutturazione della cucina. Una prima tranche di inteventi è stata avviata nel 2010 e si è conclusa il mese scorso. Ora la cucina è in attesa del collaudo che avverrà entro fine anno. Ma in previsione ci sono lavori di adeguamento, non previsti nel vecchio progetto risalente ad oltre 25 anni fa, per poter effettuare il passaggio dal sistema multiporzione al “vassoio personalizzato”. Una innovazione che consentirà ai degenti di riceve pasti caldi, in vassoi chiusi e in piatti di ceramica, in modo tale da ridurre l’impiego di materiale monouso (piatti e posate) e dei rifiuti prodotti. Ma soprattutto permetterà ai degenti di avere una dieta personalizzata. Le ricadute positive riguardano anche il personale, in particolare Oss e ausiliari che impiegheranno meno tempo per il lavaggio delle stoviglie e del carrello.
«La direzione dell’Azienda Ospedali Riuniti ci ha convocato qualche giorno fa facendoci vedere una progettazione lodevole con pasto personalizzato al paziente e vassoio personalizzato – spiega Delia Arpe dirigente sindacale FP Cgil Marche – tuttavia nella delibera del progetto di ristrutturazione della cucina, uscita il 15 agosto scorso, era indicato che la progettazione della cucina sarebbe stata realizzata da un’azienda esterna, ma la norma prevede che quando ci sono progetti di innovazione, debba istituirsi una commissione paritetica alla quale partecipano anche rappresentanti del sindacato, invece noi siamo stati convocati solo a lavori già avviati».
«La norma a cui fanno riferimento i sindacati si riferisce al caso di una assegnazione temporanea di personale (art. 23 bis del decreto legislativo 165/2001) – replica il direttore amministrativo dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona Antonello Maraldo – In realtà noi parliamo di distacco funzionale, perché per il personale non cambierà né il datore di lavoro, né il luogo di lavoro, né il contratto, ma solo la sovraordinazione gerarchica. Inoltre non abbiamo avviato uno studio senza sentire i sindacati su una decisione di esternalizzazione già presa, bensì li abbiamo incontrati proprio per poter decidere se esternalizzare».
Una soluzione che non soddisfa la Cgil contraria all’esternalizzazione della cucina, come spiega la rappresentate RSU della Cgil Maria Elisabetta Megna. «Nell’incontro dei giorni scorsi la direzione ospedaliera ci ha comunicato che i lavori di progettazione sono conclusi e che il collaudo verrà fatto nel 2018, tuttavia i lavori non sono idonei alla nastralizzazione, cioè al trasporto del vassoio destinato al paziente dalla cucina al carrello e viceversa. Questo perché nel progetto iniziale, un progetto di diversi anni fa, non erano previsti, per questo i lavori verranno affidati ad un’azienda esterna.
Noi non siamo d’accordo perché di fatto ci saranno nostri operatori che saranno ricollocati, mentre altri saranno gestiti dall’azienda privata con il contratto della Sanità Pubblica. Nonostante la direzione ci abbia assicurato che ci saranno nuove assunzioni, sappiamo bene che questo tipo di contratti nascondono spesso meno tutele. Non siamo contro il pasto personalizzato che è una conquista – spiega – siamo contro l’esternalizzazione e la modalità con cui viene attuata. Da giugno, quando è arrivato il preventivo, a settembre non c’è stato alcun confronto tra noi e la direzione se non fino all’incontro di qualche giorno fa. Continuano a dirci che niente è ancora previsto, ma secondo noi si tratta solo di una presa di tempo. Purtroppo nei servizi che non riguardano la salute c’è la tendenza ad esternalizzare, ma noi non possiamo essere d’accordo su questo».
Un nuovo servizio, quello della cucina con vassoio personalizzato, come spiega Antonello Maraldo, che «consentirà un grandissimo salto di qualità, con la preparazione della dieta personalizzata per ogni paziente. Ma per arrivare a questo obiettivo occorre effettuare lavori di adeguamento della cucina così da prevedere la lavastoviglie a nastro e altri impianti funzionali al servizio».
La nuova cucina più moderna avrà bisogno di personale aggiuntivo per gestire il nuovo servizio. Sarà necessario assumere «una trentina di persone, tra cuochi e aiuto cuochi – spiega il direttore amministrativo Maraldo -Attualmente tra Salesi e Torrette il personale che si occupa della cucina è di circa quaranta persone, di queste 9 persone cesseranno, uno per pensionamento e altre 8 per termine del contratto, 13 saranno ricollocate presso altri servizi (per prescrizioni che le rendono incompatibili con la nuova cucina), mentre le altre 18 saranno assegnate all’appaltatore sulla base di un distacco funzionale. Per loro non cambierà nulla perché resteranno nostri dipendenti, quindi con contratto pubblico, cambierà solo il gestore, cioè chi stabilirà ferie e turnazioni. Le altre 30 persone saranno assunte invece dall’azienda appaltante».
La nuova cucina impiegherà in totale circa una settantina di persone, come quantificato sulla base delle valutazioni effettuate dall’azienda esterna incaricata dalla Direzione degli Ospedali Riuniti. «Numeri che hanno comportato la necessità di valutare l’esternalizzazione della cucina – continua Maraldo – dal momento che i fondi a nostra disposizione non ci permettono di assumere 30 cuochi e aiuto cuochi, e le risorse che abbiamo preferiamo destinarle a infermieri e Oss».
Una squadra di queste persone sarà incaricata di eseguire i controlli e le verifiche per innalzare il livello qualitativo della mensa. Dopo le fasi di progettazione, affidamento ed esecuzione dei lavori, la cucina dovrebbe essere conclusa in circa un anno e mezzo, massimo due anni. Nel frattempo il servizio continuerà ad essere coperto «dalla ditta attuale alle condizioni attuali», precisa il direttore amministrativo. Dal punto di vista economico la nuova cucina «non comporterà spese maggiori – conclude – . Il costo resterà invariato, mentre sarà liberato il tetto di spesa per il personale, assunto dall’azienda appaltatrice».