ANCONA – Un autotrasportatore marchigiano, tetraplegico e immobilizzato per le conseguenze di un incidente stradale, ha denunciato l’Asur Marche perché, malgrado il provvedimento di un giudice, non avrebbe verificato lo stato delle sue condizioni dopo che l’uomo aveva chiesto di potere accedere al suicidio assistito in Italia.
È la prima volta in Italia che un cittadino denuncia una pubblica amministrazione per aver violato il proprio diritto all’aiuto al suicidio. La storia di Mario, nome di fantasia del 43enne protagonista del gesto, è emersa oggi – 26 agosto – durante una conferenza stampa del comitato promotore del referendum sull’eutanasia legale, alla quale hanno partecipato Marco Cappato, tesoriere nazionale dell’associazione Luca Coscioni, e Filomena Gallo, co-difensore di Mario e segretaria dell’associazione.
L’uomo aveva chiesto di poter accedere al suicidio assistito in Italia, nel rispetto della sentenza della Corte Costituzionale sul caso Cappato-Dj Fabo, dopo che per un incidente accaduto 10 anni fa era rimasto tetraplegico. Da quanto si apprende la denuncia è arrivata ad un anno dal primo contatto con l’Asur Marche, che avrebbe dovuto verificare le condizioni del paziente: un atto dovuto per l’associazione Luca Coscioni, perché «rinvenibile sia nel dettato della Corte Costituzionale, sia nel provvedimento del tribunale di Ancona, che ha ordinato all’azienda sanitaria di effettuare la verifica delle condizioni di Mario».
Dopo una prima decisione con cui il tribunale gli ha negato la possibilità di accedere alla morte assistita in Italia, lo scorso 9 giugno, in sede di ricorso, i giudici avevano ribaltato la precedente decisione, imponendo all’Asur di effettuare le necessarie verifiche. Dopo oltre un mese di distanza da questa ordinanza e senza che fosse stata attivata la procedura, l’uomo ha prima diffidato l’azienda sanitaria e, dopo altri 30 giorni di silenzio, ha deciso di procedere in sede penale, depositando un esposto presso la procura di Ancona e denunciando l’omissione di atti d’ufficio da parte della azienda sanitaria, perché «a 30 giorni dalla richiesta non ha compiuto l’atto o dato risposta per esporre le ragioni del ritardo».
Il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi, a margine della conferenza stampa di questa mattina ad Ancona, ha affermato «sono felice che la campagna promossa dall’Associazione Luca Coscioni e da un ampio arcipelago di movimenti e partiti politici, tra cui il gruppo regionale del Partito Democratico, abbia raggiunto l’obiettivo di raccogliere le firme necessarie a indire un referendum sull’eutanasia legale».
Secondo Mangialardi «in Italia, anche grazie alle battaglie che il Partito Democratico ha portato avanti nel corso degli anni sui temi dei diritti e dell’autodeterminazione della persona, ritengo sia cresciuta una coscienza civile che rende oggi i tempi maturi per una legge capace di garantire a ciascun individuo di scegliere sulla propria vita. Lo svolgimento del referendum, che naturalmente auspichiamo non diventi motivo di inutile e dannosa crociata ideologica, ma un’opportunità per approfondire la questione nel totale rispetto di tutte le sensibilità, sarà l’occasione di verificare se effettivamente esistano questi presupposti e, in caso positivo, di riallineare Paese reale e Paese legale».
«Credo che una forza autenticamente riformista e convintamente europeista, quale il Partito Democratico è – prosegue -, non solo non possa ignorare i segnali che provengono dalla società, ma neppure la lezione che ci giunge da altri Paesi europei come Svizzera, Belgio, Olanda e Spagna, che si sono dimostrati capaci di codificare il diritto al fine vita volontario, dando a tutti la possibilità di scegliere un percorso consapevole, controllato e sereno, a partire dalle persone malate che necessitano di un aiuto esterno per porre termine alle proprie sofferenze».
Sulla raccolta firme per il referendum sull’eutanasia, ha preso posizione il presidente nazionale del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi, che attacca Marco Cappato: «Cappato non porta avanti una campagna referendaria, sta facendo una campagna di marketing, da imbonitore. Oggi dichiara di aver superato la non verificabile soglia delle 750mila firme».
Secondo Adinolfi, «l’eutanasia non si può imporre con referendum, che in Italia è solo abrogativo. Serve una legge e nessuno dei gruppi parlamentari si è dichiarato favorevole al referendum Cappato, proprio perché sanno che è un quesito irricevibile che sarà cancellato dalla Corte Costituzionale».