Ancona-Osimo

Fabrizio, dalla laurea alla strada: «Dopo il Covid ho perso tutto. Vorrei un lavoro ad Ancona»

Nato a Porto San Giorgio 67 anni fa, arriva dalla Toscana e adesso vive in strada, ad Ancona: «Aiutatemi a trovare una sistemazione abitativa ed economica»

Fabrizio in fila alla Mensa di Padre Guido

ANCONA – Un giornale tra le mani e un sorriso abbozzato in faccia. Un cappello di lana e un cappotto con cui la notte dorme. Sopra i vestiti, una coperta: quanto basta per riscaldarsi e ripararsi dal freddo invernale in una città di mare come Ancona. La mattina è frequente vederlo seduto sopra i gradini davanti alla Chiesa di San Biagio, in Corso Mazzini. Pochi giorni fa, qualcuno gli ha perfino rubato il cappellino con due monete dentro.

Lui si chiama Fabrizio e vive in strada da qualche anno. Nato a Porto San Giorgio 67 anni fa, arriva dalla Toscana. Il Covid – dice – ha cambiato le carte in tavola e gli ha strappato una sorella. Tutto ciò che gli resta è la sua catenina, ricordo di una vita che ormai non c’è più.

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«Sono arrivato ad Ancona dopo aver conosciuto il vescovo dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, monsignor Angelo Spina. Ci siamo incontrati durante un cammino organizzato dalla Caritas di Falconara. L’arcivescovo è una persona splendida, che ha a cuore i problemi della gente e mi ha promesso una soluzione. Anche gli Avvocati di strada si stanno interessando a me».

Chiediamo di dirci di più, dopo esserci qualificati come giornalisti. Lui fa di sì e acconsente a qualche scatto: «Sono nato a Porto San Giorgio, in provincia di Fermo, ma le Marche le ho lasciate a solo 1 anno di vita. Ho vissuto prevalentemente con i miei nonni ad Empoli – racconta – Vengo da una famiglia particolare, mio padre era una persona difficile».

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Fabrizio si lascia andare con gli occhi umidi e la voce rotta: «Me ne sono andato perché a casa la situazione era invivibile. Anzi – si corregge – mi hanno cacciato loro. Io dormo qua, in Corso Mazzini». Di città, Fabrizio, ne ha girate parecchie: «Prima ero impiegato in un’azienda toscana, nel reparto logistica. Ad Empoli, ho vissuto per circa 50 anni, dopo essermi laureato in Economia e commercio a Pisa. Poi, a causa della pandemia, mi sono ritrovato senza lavoro e senza casa».

Così, inizia un calvario fatto di cartoni e coperte, sacchi a pelo e spicci racimolati qua e là: «Ho vissuto a Roma, Milano e Bologna. La Capitale è invivibile se dormi in strada. Ci sono aggressioni continue ed è pieno di tossici, sbandati e ubriachi da cui io – precisa il 67enne – mi tengo sempre alla larga».

Fabrizio in fila alla Mensa di Padre Guido

La dignità, lui, non l’ha mai persa. Mentre lo intervistiamo, qualcuno passa e lo saluta. Lui ricambia: «A Bologna mi hanno preso per i capelli e operato di appendicite. Ancona mi piace – commenta – c’è più accortezza a chi è nella mie condizioni, la gente si ferma, ti lascia qualcosa. E più che altro è il dialogo a darmi sollievo».

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Lettore accanito, ogni mattina si informa leggendo i quotidiani. Al pomeriggio, invece, si mette al pc e dà un occhio al web: «Adesso sto leggendo Garcia Marquez, Cent’anni di solitudine». La speranza è che quest’uomo possa presto trovare un lavoro e un tetto sotto cui dormire.

«Per adesso, mangio alla Mensa del Povero di Padre Guido. Suor Settimia, Thomas e gli altri volontari sono bravissimi. Sì, mi piacerebbe trovare un lavoro per non essere costretto a vendere la catenina di mia sorella, morta di Covid qualche anno fa». Gli occhi, ora, sono ancora più lucidi.