FALCONARA – «Scusateci. Anche noi siamo cittadini di Falconara». La direzione della raffineria Api si rivolge direttamente agli abitanti della città, facendo “mea culpa” per le esalazioni degli ultimi giorni.
«Ci rendiamo conto del disagio provocato ai nostri concittadini di Falconara e desideriamo scusarci sinceramente – scrive la direzione dell’impianto petrolchimico -, quanto accaduto ci sprona a continuare nel nostro impegno verso una sempre maggiore compatibilità delle nostre attività con il territorio che ci ospita. Un cammino che abbiamo intrapreso da tempo, che non intendiamo abbandonare. Vi terremo aggiornati puntualmente di ogni sviluppo fino alla chiusura di questa spiacevole parentesi».
L’Api spiega nel dettaglio quanto accaduto: «Si sono percepiti odori sgradevoli a Falconara a causa di un problema che si è verificato in raffineria durante le operazioni iniziali di manutenzione di un serbatoio di petrolio grezzo – evidenzia la direzione aziendale -. Si è verificato un trafilamento di prodotto petrolifero confinato sul tetto del serbatoio stesso, ciò ha comportato l’ emissione degli odori che spinti dal vento hanno raggiunto la città. Si tratta di un evento inconsueto: operazioni di manutenzione come quella che stava iniziando sul serbatoio si effettuano con grande frequenza in raffineria senza mai creare alcun disturbo. Dai dati preliminari raccolti, nonostante alcuni picchi di concentrazione di composti idrocarburici, non si registrerebbero superamenti dei valori limite previsti dalle norme sulla qualità dell’aria. Questo ci conforta ma non ci soddisfa, e continueremo a monitorare».
Appena sorto il problema, la raffineria «ha messo in campo tutte le risorse necessarie e le migliori tecnologie disponibili per risolvere la situazione nel più breve tempo possibile, lavorando h24 sul serbatoio interessato per ristabilire le normali condizioni. Contiamo ora di risolvere il problema in tempi rapidi. La fase critica è superata, ma ci vorranno ancora un paio di giorni per riportare tutto alla situazione ordinaria».