ANCONA – Si chiama ˊAncora amiciˊ l’ultima fatica letteraria di Roberto Gerilli, marchigiano di Falconara Marittima, e dipendente della Zanichelli, dove ha iniziato a lavorare dopo aver conseguito la laurea in ingegneria elettronica ed essersi trasferito a Bologna.
«Sono arrivato a Bologna a 37 anni. Non avevo amici là e ho cominciato a riflettere sull’amicizia – racconta l’autore, che ha pubblicato con la Mondadori – Nel 2017 mi sono trasferito in Emilia per lavoro e ho capito quanto fosse difficile fare amicizia ad una certa età».
Poi, Roberto è tornato nelle sue Marche ma quelle riflessioni su uno dei sentimenti più belli – l’amicizia – lo accompagnano da sempre: «Il libro, che dedico ai miei amici, è un momento da dedicare a comprendere cosa sia l’amicizia e i tanti modi di viverla – dice – Personalmente, trovo che l’amicizia viva epoche diverse: quella degli anni dell’adolescenza non è la stessa di quando sei adulto. I legami cambiano e forse pure le esigenze».
Gerilli ha vissuto l’amicizia dei citofoni, quella delle telefonate con il gettone. E solo dopo quella dei social: «Ho visto da vicino lo sviluppo della tecnologia. I rapporti virtuali – commenta – non sono uguali a quelli personali della vita vera. Le amicizie si sono adattate al digitale, noi tutti ci siamo adeguati, ma la tecnologia è un cambiamento che va vissuto nel modo giusto. È positivo che i social permettano di restare in contatto con gente in ogni parte del mondo ma per l’amicizia vera – prosegue l’autore – bisogna compiere sforzi e sacrifici. Va coltivata di giorno in giorno, a costo di rinunciare a qualcosa».
E ancora: «L’amicizia? Non riuscirei a definirla. Credo che gli amici siano la prima famiglia che ci scegliamo e che ci aiuta a diventare grandi. Poi, c’è la famiglia da cui nasciamo e quella che ci creiamo una volta che decidiamo – ad esempio – di sposarci o di avere dei figli».
I quarantenni di oggi sono la generazione a metà del guado. Quelli delle ‘immense compagnie’ che cantava Max Pezzali che da adulti hanno preso in mano il telefonino e delegato ai social i rapporti umani. Molti, come i protagonisti di questa storia, si trovano a fare i conti con sogni disillusi e la malinconia per quel tempo in cui l’amicizia, quella reale e fisica, era l’arma di difesa contro gli ostacoli della vita. Un romanzo nostalgico ma che proprio dalla nostalgia sa ripartire, per accantonare il rimpianto e ritrovare nel presente nuovo slancio.
Uno dei protagonisti è Claudio, che ha quarant’anni e vive a Falconara Marittima, una cittadina di provincia dove l’unica attrazione turistica è la raffineria di petrolio sul mare, ma non si lamenta. Anzi, non riesce proprio ad andarsene. Qui ha trascorso estati indimenticabili insieme ai suoi amici storici, quelli a cui affidi l’adolescenza sapendo che ne faranno il periodo migliore della tua vita. Sembra l’unico afflitto da questo problema, comunque: Martina si è fermata a Bologna dopo l’università, Riccardo si è trasferito a Siena per amore, mentre Veronica ha preferito una frenetica carriera milanese a quello che, forse, stava nascendo tra loro.
Le giornate in spiaggia, le gite improvvisate e i concerti rock sotto al palco sono solo un ricordo lontano, e ora l’amicizia è confinata in una chat su WhatsApp con un nome, “Sul pontile”, che onora il vecchio rifugio del gruppo. Sono destinati a perdersi, a diventare semplici nomi nell’interminabile lista di messaggi da mandare a Natale, a meno che Claudio non decida di compiere un gesto “rivoluzionario”: lasciare a casa il cellulare e partire per una reunion di cui gli altri sono ancora all’oscuro.
Un romanzo divertente e nostalgico sulla generazione a metà del guado. Quella degli zaini Invicta, dei Soundgarden alla radio, delle cartine stradali che non garantiscono di giungere a destinazione e delle “immense compagnie” che, con l’età adulta, hanno traslocato online. Un romanzo sull’amicizia che a volte finisce, ma a volte resiste, nonostante tutto. Il libro sarà presentato il 22 giugno alle 18 al Centro Pergoli di Falconara.