Ancona-Osimo

Falconara, la sindaca sul nuovo Cpr: «Non sono arrivate comunicazioni ufficiali»

La sindaca spiega che: «Pur non essendo contraria alla realizzazione di Centri di permanenza per i rimpatri resto convinta che la comunità di Falconara non può farsi carico di un’ulteriore fonte di criticità»

Nell'immagine il campo adiacente l'area individuata per il Cpr, fotografato in occasione delle forti piogge del 19 ottobre (Comune di Falconara)
Nell'immagine il campo adiacente l'area individuata per il Cpr, fotografato in occasione delle forti piogge del 19 ottobre (Comune di Falconara)

FALCONARA – La regione sembra confermare il progetto di un nuovo Cpr a Falconara. La sindaca Stefania Signorini però non ci sta e risponde: «Pur non essendo contraria alla realizzazione di Centri di permanenza per i rimpatri, o Cpr, resto fermamente convinta che la comunità di Falconara non può farsi carico di un’ulteriore fonte di criticità, che andrebbe a sommarsi a tutte quelle già presenti sul nostro territorio», spiega.

E prosegue: «Va premesso che non sono arrivate comunicazioni ufficiali in merito alla localizzazione di strutture per migranti nel nostro territorio, che in ogni caso non è assolutamente idoneo ad accoglierne. Come già sottolineato Falconara con la presenza di industrie che hanno un forte impatto sull’ambiente, gli snodi ferroviari e gli scali merci che occupano territorio e condizionano lo sviluppo delle aree circostanti, la presenza di un depuratore a servizio di tanti comuni della provincia paga già un prezzo altissimo per il suo ruolo di servizio provinciale e regionale. L’avvio dei lavori per la realizzazione del bypass, che procede molto lentamente, ha inoltre lasciato sul territorio comunale tanti cantieri aperti, proprio nella zona che dovrebbe accogliere il futuro Cpr».

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E ancora. «Ci sono poi criticità idrogeologiche che rendono del tutto inidoneo il sito prescelto. Già negli scorsi anni in occasione di eventi alluvionali quell’area è stata sommersa dall’acqua e anche quest’anno, in concomitanza con l’alluvione del 19 settembre e con le forti piogge del 19 ottobre, si è allagata l’unica strada che conduce al sito, con l’acqua arrivata fino ai cancelli di ingresso. Il sito stesso si troverebbe quindi schiacciato tra il nuovo tracciato del bypass ferroviario e l’area a rischio esondazione intorno all’aeroporto, quindi insicura per gli occupanti, con grosse difficoltà nell’evacuare un tale numero di persone».

«Ad accentuare questo aspetto, il fatto che la zona sia servita da una modesta viabilità. I passati eventi di esondazione hanno coinvolto la quasi totalità delle vie percorribili in tempi estremamente brevi e se tale condizione dovesse riproposi, la possibilità di evacuazione in sicurezza sarebbe decisamente poco probabile. Infine, l’area oggetto di indagine è contenuta all’interno delle zone di attenzione del Piano di Emergenza Esterno della limitrofa Raffineria Api. Condizione che, oltre a rendere potenzialmente insicura la permanenza costante di persone impossibilitate a muoversi rapidamente in caso di incidente rilevante, richiede appositi piani di evacuazione che andrebbero a coinvolgere forze dell’ordine e mezzi in quantità rilevante».