FALCONARA MARITTIMA – «L’ex assessore e vicesindaco Yasmin Al Diry voleva imporre le sue idee senza considerare le opinioni altrui, abbiamo condiviso la sua revoca». Anche il gruppo consiliare di Falconara in Movimento (Fim), a cui Al Diry appartiene, ha deciso di intervenire dopo le dichiarazioni dell’ex vicesindaco sulla sua espulsione dalla Giunta.
«La Al Diry è stata licenziata dal sindaco con l’accordo di tutta la maggioranza – spiega il gruppo consiliare di Fim – perché, come già accaduto nella passata legislatura, voleva imporre e sovrastare la linea politica condivisa per inseguire solo scelte proprie, senza analizzare i problemi del Comune nel suo insieme. Il suo è stato un comportamento ripetuto e non condivisibile, nemmeno dal gruppo di appartenenza. La Al Diry non è avvezza ai confronti, tanto da non condividere le gravi esternazioni fatte a mezzo stampa nemmeno con i componenti di Fim, esternazioni che hanno portato poi alla rottura. Nonostante le ripetute occasioni che si sono presentate prima delle sue dichiarazioni, non tenendo conto delle opinioni altrui, ha preferito perseguire le proprie idee».
«Fim è sempre stata coesa – continua il gruppo consiliare – fino al momento in cui è stata messa di fronte a scelte e ad atteggiamenti prepotenti e autoritari. Ciò dimostra che nessun componente del gruppo esegue ordini supinamente, ma condivide scelte e posizioni dopo l’opportuno confronto. Per quanto buono sia stato il risultato elettorale dell’ex assessore, una persona che ha ottenuto 190 preferenze non può tenere in scacco con i suoi capricci una maggioranza che al ballottaggio ha ottenuto quasi 5.200 voti. Per tali motivi il gruppo consiliare di Falconara in Movimento rinnova il sostegno al sindaco e alla Giunta».
Al Diry ha più volte dichiarato di «aver appreso con rammarico solo dai giornali la notizia» del ritiro delle sue deleghe da parte del sindaco Stefania Signorini e che, a inizio novembre, aveva «voluto contrastare quello che per me è risultato un vero e proprio sopruso esercitato direttamente dalla Sindaca in maniera arbitraria, la quale abusando della propria autorità ha voluto forzatamente imporre la propria volontà a danno dei diritti dei più deboli». Per la Signorini, invece, i motivi dell’espulsione, erano stati «la poca attitudine di Yasmin al Diry a collaborare con il resto della squadra, un atteggiamento sempre più autoritario e poco propenso al dialogo e il fatto che nelle ultime settimane si sia sottratta al confronto con il sindaco e con gli altri assessori, non partecipando alle sedute di Giunta e di Consiglio comunale». Accuse che, per l’ormai ex vicesindaco, sono «solo un pretesto. Il vero e unico motivo è stato quello di aver espresso pubblicamente un mio pensiero divergente dal suo. Le poche assenze in giunta e in consiglio si sono limitate solamente alle ultime tre settimane, assenze sempre giustificate per importanti impegni personali o istituzionali. Queste argomentazioni sono solo la giustificazione di un progetto architettato per estromettere chi non esegue supinamente gli ordini della Sindaca».
Al Diry e suo marito Matteo Astolfi, ex consigliere di Fim, avevano anche sottolineato nei giorni scorsi che lei era stata eletta con «un ampio consenso da parte dei cittadini e con un importante numero di voti che hanno consentito alla Signorini di diventare il sindaco». «Revocandomi l’incarico di giunta – aveva dichiarato Al Diry – l’attuale Sindaco tradisce le 190 persone che mi hanno votato e che in tale modo avevano permesso la sua elezione a Sindaco».
Accuse rispedite al mittente. Con una nota, sabato scorso, l’Amministrazione aveva replicato, chiarendo che «non c’è stato alcun abuso di potere da parte del Sindaco nei confronti di Yasmin Al Diry: tutte le decisioni vengono prese collegialmente dai consiglieri e dagli assessori. La decisione finale è l’espressione della volontà della maggioranza, come quella di estrometterla dalla Giunta. Sindaco e consiglieri si sono ripetutamente confrontati con lei per trovare un punto di incontro, ma la Al Diry ha mantenuto un comportamento di forte contrapposizione con tutti. Non può quindi dirsi sorpresa del ritiro delle deleghe».