FALCONARA – L’intitolazione di via Donaggio sarà presto cancellata dalla toponomastica cittadina. Lo ha confermato l’amministrazione comunale di recente, programmando una Commissione Urbanistica e Cultura ad hoc per il prossimo 6 maggio, nella quale maggioranza e opposizione discuteranno varie proposte alternative. Per certo il nome del neuropsichiatra falconarese, estensore assieme ad altri nove scienziati del Manifesto della Razza del 1938 (documento che diede forza alle successive leggi razziali emanate durante il fascismo) sarà rimosso. Già in altre città d’Italia era avvenuta una sostituzione per i medesimi motivi: presto toccherà a Falconara, dove nacque.
Anche di questo, ieri, 25 aprile, in occasione delle celebrazioni dell’Anniversario della Liberazione, ha parlato il sindaco Stefania Signorini, spiegando la volontà della Giunta, cui spetterà comunque l’ultima parola per il nome del successore: «Cambiare l’intitolazione di via Donaggio è un gesto dovuto alla nostra comunità – ha affermato – e rappresenta il desiderio di libertà che ognuno di noi porta nel cuore: libertà dalla violenza, dalla persecuzione, libertà dalla sopraffazione».
La Commissione sancirà un ulteriore passaggio verso la cancellazione definitiva del Donaggio dalle strade della città: per le famiglie residenti non ci saranno oneri economici, da quanto riferito dal Comune, e la stragrande maggioranza delle incombenze saranno propri a carico dell’ente, che avrà il compito di comunicare le modifiche toponomastiche anche agli enti terzi e ai gestori dei servizi pubblici.
Di seguito riportiamo il messaggio del sindaco trasmesso ieri, 25 aprile, nei luoghi simbolo della memoria di Falconara. «Sono passati 76 anni da quando l’Italia si è liberata dall’oppressione fascista e nazista che aveva fatto sprofondare l’Italia in un baratro di intolleranza, violenza, oppressione. Un baratro che aveva privato i suoi cittadini dei diritti e delle libertà fondamentali, gettandoli nell’abisso della crisi economica e quindi della miseria e della fame, nella vergogna del razzismo di Stato, nella tragedia immane della guerra mondiale che spezzò la vita a quasi 500mila italiani. Da quel giorno il 25 aprile è diventato un simbolo di libertà, ma anche di speranza e di fiducia nella capacità di migliorare le cose, pur in una situazione disperata, grazie all’impegno di tutti. E il messaggio, che invita a tenere duro e resistere, è ancora più importante alla luce del momento difficile che stiamo vivendo. Il 25 aprile ci ricorda che l’azione di tanti cittadini insieme ha reso possibile l’emancipazione da quello che è stato un regime dittatoriale».
«Vorrei ringraziare i partigiani – ha aggiunto -, uomini e donne che ci hanno lasciato un esempio di vita e questo 25 aprile è destinato a segnare un importante passaggio di testimone: quello a una nuova generazione di liberi, un nuovo popolo di ragazzi e ragazze chiamati a coltivare questa eredità. E allora non lo ricorderemo solo come il 25 aprile della pandemia ma come una data di ricostruzione».