ANCONA – Oggi durante la cerimonia per il 165esimo anniversario della Polizia di Stato, il Questore di Ancona Oreste Capocasa ha consegnato al Rettore Sauro Longhi una targa in segno di riconoscenza per le collaborazioni di carattere scientifico fornite dall’Università Politecnica delle Marche a supporto delle tante attività svolte dalla Polizia e, in particolare, per una azione scientifica e di alto valore umanitario svolta la scorsa estate.
Il professor Adriano Tagliabracci, insieme ai dottori Loredana Buscemi, Mauro Pesaresi e ai medici in formazione Luca Arcangeli, Marco Palpacelli, Piera Iezzi, Federica Marola, Davide Girolami, Roberta Mazzanti, su base volontaria, senza nessun compenso, hanno in due settimane operato per il riconoscimento di più di 80 corpi senza identità, appartenenti a cittadini stranieri vittime del tragico naufragio del 18 aprile 2015 nel Canale di Sicilia, nel quale hanno perso la vita circa 800 persone. Un progetto nazionale a cui hanno partecipato più di 20 Università, compreso l’Ateneo. «E’ stata un’esperienza formativa unica – dichiara Adriano Tagliabracci – sia dal punto di vista professionale che umano, per altro effettuata nell’ambito di una collaborazione nazionale che potrebbe avere ricadute pratiche per eventuali disastri di massa a livello nazionale, che ci auguriamo non accadano. Ci siamo impegnati in questo compito, reso possibile dalla sensibilità su questi eventi mostrata dalle strutture universitaria e ospedaliera di appartenenza, a titolo gratuito e volontario, per dare un’identità ai poveri corpi e restituire, se possibile, i resti all’affetto dei propri cari, ovunque essi si trovino».
L’attività è consistita nella rilevazione degli indumenti e altri oggetti personali, nell’ispezione esterna, nell’autopsia e nell’esame antropologico dei corpi ricoverati dalla nave naufragata seguendo protocolli internazionali (DVI – disaster victim identification) dell’Interpol e dell’ICRC (Croce Rossa Internazionale) modificati all’uopo dall’Istituto di Medicina Legale di Milano. Il soggiorno dei corpi in acqua per lungo tempo ha determinato profonde modificazioni ai corpi e ha reso arduo i lavori dei medici legali. L’impossibilità di identificazione in base ai tratti somatici, non più apprezzabili, ha reso necessaria la ricerca di caratteri fisici a carico delle strutture corporee più resistenti per una diagnosi generica – relativa a sesso, età stimata, statura, segni particolari della vittima – basata su caratteri antropometrici. Sono stati effettuati anche prelievi di materiale per future indagini genetiche da confrontare con quelle dei consanguinei che si renderanno disponibili all’indagine.
Lavorando ininterrottamente dalla mattina alle 8:30 fino alla 19 circa, con una breve pausa per il pranzo da consumare nella mensa della base navale, dal lunedì al sabato, i due team di medici legali sono stati in grado di esaminare i resti umani di una ottantina di soggetti deceduti nel naufragio. Il lavoro è stato svolto in completa autonomia, anche grazie alla dotazione strumentale ed ai dispositivi di protezione individuale che sono stati forniti dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona.