ANCONA – Oggi, 17 febbraio, è la giornata nazionale del gatto, nata negli anni ’90 grazie alla giornalista gattofila Claudia Angeletti che propose un referendum tra i lettori della rivista Tuttogatto per stabilire il giorno migliore dell’anno per festeggiarlo. Alla fine vinse il 17 febbraio, per diversi motivi: febbraio è il mese dell’Acquario, ovvero degli spiriti liberi e anticonformisti, come quelli dei gatti che non amano sentirsi oppressi da troppe regole; il numero 17 secondo i superstiziosi porta sfortuna come i gatti neri ed è formato dalle cifre 1 e 7, come le vite di ogni gatto. Con Vincenzo Caputo Barucchi, zoologo e docente di anatomia comparata presso l’Univpm, scopriamo le caratteristiche del gatto per capire e interpretare il loro linguaggio e le loro esigenze.
Molti scelgono di prendere un gatto pensando che la sua gestione sia più semplice di quella del cane. È davvero così?
«Sicuramente il gatto è molto più autonomo rispetto al cane che dipende completamente dall’uomo. Il gatto però è molto meno addestrabile rispetto ad altre specie, come i cani, le mucche, le pecore. C’è una frase di Kipling che dice: “Uccide i topi, ed è gentile coi bambini quando sta in casa, purché naturalmente non gli tirino la coda troppo forte”. Ciò significa che il gatto, a differenza del cane, ha mantenuto molta più indipendenza rispetto all’uomo. Quindi, se per certi versi, è più facile tenerlo in casa perche è più piccolo, bisogna però considerare che ha uno spirito più indipendente rispetto al cane e, a volte, non è cosi semplice tenerlo chiuso in casa, per esempio quando va in calore».
Considerate le caratteristiche etologiche, il gatto è in qualche modo addestrabile? Vale la pena provarci?
«Dipende dall’indole del gatto, ma è molto difficile addestrarlo. La sua indole è più “selvatica” rispetto al cane e, quindi, è più difficile convincerlo a fare qualcosa che non ha voglia di fare. Al contrario del cane, non è un animale pronto alla sottomissione totale. Il gatto è rimasto per molti aspetti un animale selvatico, anche se la convivenza con l’uomo è antica. Basti pensare agli egiziani che erano molto legati alla figura simbolica del gatto e al fatto che sono state trovate tante mummie di gatti. Questo animale però è rimasto un temibile predatore e molti studi dicono che una delle cause principali dell’uccisione di piccoli uccelli e piccoli mammiferi selvatici è proprio il gatto inselvatichito o il gatto di casa che è lasciato libero di uscire. Una recente statistica ha dimostrato che i gatti provocano una mortalità di 2 miliardi e mezzo di piccoli uccelli ogni anno negli Stati Uniti. Il gatto è quindi un animale difficile da gestire e la situazione si complica quando ci sono tante colonie di gatti inselvatichiti che hanno un impatto sulla fauna selvatica».
È quindi meglio che un gatto in appartamento non esca?
«Esatto. Innanzitutto rimanendo a casa è meno esposto al rischio di finire sotto una macchina, di farsi male e di ammalarsi. In più, come detto prima, il gatto libero è una delle principali cause di morte di piccoli uccelli, mammiferi e rettili».
Se uno volesse prendere un altro gatto, è meglio che ne scelga uno dello stesso sesso oppure no?
«I gatti, dal punto di vista comportamentale ed etologico, sono animali molto territoriali e per natura solitari, quindi tollerano la presenza della femmina e del maschio solo nel periodo riproduttivo. Il gatto non è come il leone che è un felino sociale, per cui tenerne più di uno in casa può essere un problema. Probabilmente c’è una maggiore tolleranza tra i due sessi e quindi se si ha già un maschio è meglio prendere una femmina».
Il gatto morde per gioco o perché è aggressivo?
«Per entrambi i motivi. Avendo un’indole selvatica che non è stata completamente domata dall’addomesticazione, un gatto è molto più imprevedibile di un cane nelle sue reazioni, per cui mordicchia per gioco ma può anche avere uno scatto e mordere in modo più violento e graffiare».
Come capire e interpretare il linguaggio dei gatti per comprendere le loro esigenze?
«I gatti mandano dei segnali con il loro corpo. Ad esempio l’arruffamento del pelo, il tirare indietro la orecchie e il muovere nervosamente la coda, possono essere dei segnali che il gatto mostra quando vuole essere lasciato in pace. Il gatto è in grado di comunicare con noi, basta capire il suo linguaggio del corpo».