ANCONA – “Ribellioni” è il tema della seconda edizione del festival della storia che si terrà da giovedì 24 a domenica 27 settembre nei locali della Mole Vanvitelliana. Nei quattro giorni del festival, per approfondire il tema della ribellione e del desiderio di cambiamento nella storia fino alla contemporaneità, interverranno storici, giornalisti, economisti, musicisti, artisti.
Incontri, conferenze, dibattiti, interviste, concerti si alterneranno al fine di approfondire il tema specifico “Ribellioni”, ma anche, più in generale, «per riflettere sul desiderio di cambiamento, che in determinate epoche si è palesato in modo inequivocabile, arrivando a vere e proprie rivolte. Un desiderio di cambiamento che certamente caratterizza anche l’età contemporanea, ma affinché esso si realizzi senza fratture – anche oggi, in questa nostra epoca di globalizzazione e crisi economica, con diffusi fenomeni di conformismo spacciati come cambiamenti radicali, o di palesi forme di intolleranza e addirittura di xenofobia – è necessaria una guida, rintracciabile forse solo nel pensiero, nella cultura, nella filosofia, nella conoscenza della storia», spiegano gli organizzatori.
Tra gli ospiti, Andrea Giardina, Massimo Teodori, Luciana Castellina, Piero Alessandrini, Franco Amatori, Flavia Amabile, Run (Giacomo Bufarini), Padre Alberto Maggi, Mauro Gallegati, Roberto Danovaro, Vincenzo De Vivo, Eric Salerno, Dianella Gagliani, Raffaella Baritono, Benedetta Tobagi, Paola Cintoli, Roberto Giulianelli, Simona Argentieri, Francesco Rocchetti, Lucilla Galeazzi, Piero Cipriano, Ampelio Bucci, Luca Mariani.
«Agli inizi degli anni Sessanta, – spiegano gli organizzatori – in un aureo libretto intitolato Sei lezioni sulla storia, lo storico Edward H. Carr raccolse le sue riflessioni sul significato e sull’importanza dello studio della storia, in cui difendeva la sua disciplina da coloro che non le riconoscevano lo statuto di scienza. Prima di Carr, sull’onda del magistero crociano e di una concezione etica, civile delle discipline storiche, Federico Chabod metteva al centro l’uomo nella sua dimensione storica, crocianamente orientata al tema della libertà individuale. Oggi l’insegnamento di questi vecchi maestri, custodi rigorosi del sapere storiografico come strumento di emancipazione illuministica dell’uomo rischia di essere completamente dimenticato, cancellato da un attacco su vasta scala che sembra avere, come obiettivo finale, la totale disgregazione della storia nella dimensione del postmoderno».
«Ebbene, se una società liquida non ha più bisogno dello studio della storia, della riflessione storiografica, del dibattito e della circolazione delle idee che essa alimenta e ha sempre alimentato, se in essa non si avverte più il bisogno di conoscere il nostro passato per capire e quindi tentare di determinare il nostro presente, noi, come comitato organizzatore e promotore, pensiamo che sia doveroso essere solidamente, concretamente inattuali proponendo un festival di storia che metta insieme la divulgazione alta degli studiosi e degli specialisti con momenti in cui attraverso altre forme espressive, come la musica e l’arte, si possa ricominciare a parlare, seriamente, di storia e di storie, il sostantivo plurale, come le vicende degli uomini e dei popoli, che quasi duemilacinquecento anni fa diede il titolo alla prima opera storiografica della cultura occidentale. Seguendo i criteri adottati per la prima edizione, abbiamo deciso di affrontare nel 2020 il tema “Ribellioni”».