Ancona-Osimo

Filiera corta e zero concimi di sintesi, dall’agricoltura bio una risposta ai consumi energetici. Coldiretti: «Si valorizza la zootecnia»

Nel biologico le Marche sono protagoniste con quasi in ettaro su quattro che ha rinunciato alla chimica e oltre 4.200 operatori

Tra clima e crisi diminuiscono le produzioni agricole marchigiane ma dal biologico può arrivare la risposta per tagliare i consumi energetici, salvaguardare l’ambiente, la biodiversità e sostenere l’economia dei territori. Proprio il biologico, che vede le Marche protagoniste con quasi un ettaro su quattro che ha rinunciato alla chimica e oltre 4.200 operatori, può consentire di tagliare di un terzo i consumi energetici attraverso l’utilizzo di tecniche meno intensive, filiere corte e la rinuncia ai concimi di sintesi prodotti con l’impiego di gas. Il solo riutilizzo delle sosta.nze naturali per concimare i terreni, ad esempio, evita di incappare nei rincari anche del 170% dei fertilizzanti che arrivano dall’estero.

«I concimi di sintesi (azotati, fosfatici o potassici) sono, infatti, ottenuti con procedimenti fortemente energivori e l’Italia – ricorda Coldiretti – è dipendente dall’estero per la produzione di questi prodotti. L’aumento dei costi dei fertilizzanti chimici è dovuta proprio a tali dinamiche e l’agricoltura bio, puntando esclusivamente su concimi organici e minerali, evita il ricorso a queste sostanze, valorizzando la zootecnia, che rappresenta una risorsa nazionale anche in termini di sostanza organica che gli allevamenti mettono a disposizione per rendere più fertili i nostri suoli».

A minare le produzioni, oltre ai rincari, ci sono anche i cambiamenti climatici. Nel corso del 2022, spiegano da Coldiretti su dati Assam, abbiamo avuto temperature più alte della media storica da maggio ininterrottamente fino a novembre. Il picco c’è stato a giugno quando abbiamo avuto di media 4 gradi in più mentre per quanto riguarda le piogge, nell’ultimo anno si sono registrati quasi 120 mm di pioggia in meno, il 14,8% in meno rispetto alla media storica. A settembre 2022, si è interrotto bruscamente – e in qualche caso, con nella Valmisa, drammaticamente – un periodo di 18 mesi in cui le precipitazioni sono state inferiori alla norma. Ciò ha comportato riduzioni di produzione, secondo un’elaborazione di Coldiretti Marche su dati Istat, di grano duro (-12%), girasole (-23%), orzo (-20%), olive (-6%), zucchine (-30%), pesche (-6%), albicocche (-5%), latte vaccino (-6%). Si stima che nel 2022, in tutta Italia, la siccità abbia provocato danni in agricoltura per 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale.

Proprio dal biologico, dunque, si può ripartire. Con quello marchigiano, unito nel Biodistretto unico, che può unitariamente proporsi sui mercati nazionali e internazionali con le sue produzioni di eccellenza anche alla luce del successo del settore presso i consumatori. Un italiano su 5 (secondo Coldiretti/Ixè) consuma regolarmente prodotti bio. Una spinta sostenuta soprattutto da motivi salutistici, ma molto importanti nella scelta di acquisto, il territorio di origine e le garanzie della certificazione.