Per capire meglio quello che non si può capire, la guerra in corso in Ucraina con l’avanzata delle truppe russe, rispolveriamo sei film recenti che già risuonavano di colpi di fucile, bombe e violenza. Che ci portano laddove è scattata la prima miccia, a Est, sul confine tra Ucraina e Russia, nel Donbass. E anche nella piazza Majdan di Kiev, ai tempi delle proteste pro-europeiste ribattezzate Euromaidan, che portarono alla fuga del precedente presidente ucraino filo-russo Viktor Janukovyč.
Reflection (2021) di Valentyn Vasjanovyč
Primo film ucraino ad essere stato selezionato – nel 2021 – per il concorso della Mostra del cinema di Venezia, Reflection (in italiano Riflesso, titolo originale Vidblysk) potrà presto essere visto al cinema, dal 18 marzo.
È ambientato durante la guerra del Donbass del 2014. Il chirurgo ucraino Serhiy (interpretato da Roman Lutskiy) viene catturato dalle forze militari russe durante il confitto nel Donbass, nell’Ucraina orientale. Mentre è prigioniero assiste a spaventose scene di umiliazione, violenza e indifferenza verso la vita umana. Dopo il rilascio, tenta con fatica di tornare alla quotidianità dedicandosi a ricostruire i rapporti con la figlia e l’ex moglie.
Atlantis (2019) di Valentyn Vasjanovyč
Il regista ucraino Vasjanovyč aveva già trattato l’orrore e la violenza disumana della guerra nel suo film precedente, Atlantis (Atlantyda), che lo aveva fatto conoscere a Venezia, vincendo il premio come miglior film nella sezione Orizzonti nel 2019.
Atlantis affronta anche il dramma ecologico legato alla guerra: «Il maggior problema del Donbass non è il declino economico, ma la catastrofe ecologica», spiegava. «Centinaia di miniere da cui un tempo veniva pompata l’acqua sono oggi abbandonate e allagate. Da qui l’acqua avvelenata penetra nei pozzi e nei fiumi».
Il film è ambientato in un futuro molto prossimo in Ucraina orientale, diventata dopo la guerra un deserto inadatto alla presenza umana. Qui Sergeij (Andriy Rymaruk), ex soldato che soffre di stress post-traumatico, tenta di adattarsi alla nuova realtà specializzandosi nel recuperare cadaveri di guerra. L’incontro con la volontaria Katya (Liudmyla Bileka) lo fa pensare alla possibilità di un futuro diverso…
Fu scelto come candidato ucraino agli Oscar.
Bad Roads (2020) di Natalya Vorozhbit
Quattro storie ambientate lungo le strade del Donbass in guerra. Non esistono luoghi sicuri e nessuno può dare un senso a ciò che sta accadendo. Nonostante siano intrappolati nel caos, alcuni riescono comunque a esercitare un’autorità sugli altri. Ma in questo mondo, dove il domani potrebbe non arrivare mai, non tutti sono infelici e indifesi. Anche le vittime più innocenti possono avere la loro occasione per prendere il controllo.
Presentato alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia 2020, il film, opera prima della quarantaseienne di Kiev Natalya Vorozhbit, è stato scelto come candidato ucraino agli Oscar 2022 ma non è entrato nella cinquina finale.
Ukrainian Sheriffs (2015) di Roman Bondarchuk
Documentario selezionato come rappresentante dell’Ucraina agli Oscar 2017, è il ritratto tragicomico di due uomini, sceriffi in un remoto villaggio ucraino.
Vista l’assenza di polizia nel villaggio ucraino di Stara Zburyivka, il sindaco affida il compito di proteggere la pace a due cittadini, di 50 e 44 anni. Il loro lavoro somiglia un po’ a quello degli agenti di polizia, un po’ a quello degli assistenti sociali, in quanto incaricati di mediare nelle controversie ma non di indagare sui reati. L’inizio della guerra russo-ucraina nel 2014 cambia la loro routine: le forze politiche del villaggio si dividono, gli sceriffi hanno il compito di sostenere lo sforzo bellico ucraino.
Olga (2021) di Elie Grappe
Opera prima del ventisettenne francese Elie Grappe, Olga è stato ispirato dai racconti di una violinista ucraina conosciuta e arrivata in Svizzera appena prima della rivolta di piazza Majdan a Kiev.
Ambientato nel 2013, protagonista è Olga, una ginnasta di 15 anni, divisa tra la Svizzera – dove si sta allenando per il Campionato Europeo in preparazione delle Olimpiadi – e l’Ucraina, dove sua madre è una giornalista anti-governativa, già scampata a un attentato, e scrive a proposito di Euromaidan, le violente proteste ucraine pro-europeiste.
Interpreta Olga la vera ginnasta Anastasia Budiashkina, ex nazionale ucraina.
Presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2021, ad Alice nella Città alla Festa del cinema di Roma ha vinto una Menzione speciale.
The earth is blue as an orange (2020) di Iryna Tsilyk
Premiato al Sundance Film Festival 2020 per la miglior regia nella categoria World Cinema Documentary, un documentario tra guerra e speranza, presentato al Biografilm Festival di Bologna.
Hanna, madre single, insieme ai suoi quattro figli, vive al confine della zona di guerra di Donbass, in Ucraina. Nonostante il mondo esteriore sia pieno di bombardamenti e di caos, la loro casa resta un rifugio sicuro, pieno di gioia e di vitalità. La passione di tutti i membri della famiglia per il cinema, li spinge a filmare alcune scene della propria vita quotidiana durante il periodo di guerra. Per Hanna e i suoi bambini, la conversione del trauma in arte è il modo migliore per rimanere umani.