Ancona-Osimo

Smart working, ecco cosa cambia dall’1 aprile. Il consulente del lavoro: «I lavoratori ne chiedono l’estensione»

Il lavoro agile potrà essere applicato fino al 30 giugno senza stipulare accordi individuali con i lavoratori. Il consulente spiega le nuove regole. Ecco cosa cambia con la fine dello stato di emergenza

Computer
L'elettronica con tutti gli annessi e i connessi al centro dell'attenzione con Dad e smart-working

ANCONA – Con la fine dello stato di emergenza, molti lavoratori torneranno in presenza, eppure lo smart working, una delle grandi rivoluzioni portate dalla pandemia, continuerà a sopravvivere, anche se con nuove regole. Innanzi tutto il lavoro agile potrà essere applicato fino al 30 giugno senza stipulare gli accordi individuali con i lavoratori.

Ad avere una corsia preferenziale, con l’agevolazione a queste modalità contrattuali, saranno i fragili e le persone in condizioni di disabilità. «Lo smart working ha rappresentato, negli ultimi due anni, un importante strumento per fronteggiare l’incertezza gestionale del lavoro data dalla pandemia di Covid-19 – sottolinea Alessandro De Chellis, consulente del lavoro e componente del Centro Studi Ordine Consulenti del lavoro di Ancona – . Quest’ultima ha dato uno sprint non indifferente alla diffusione di tale modalità di lavoro all’interno delle aziende che, infatti, stanno sempre di più adottando il lavoro agile come modalità permanente e strutturata».

Alessandro De Chellis, consulente del lavoro

Il consulente del lavoro evidenzia che «i sondaggi svolti in questi ultimi mesi hanno dimostrato che lo smart working è risultato gradito a un ampio campione di lavoratori che ne chiedono l’estensione al di là della gestione pandemica e che diventi strumento stabile di gestione del lavoro in azienda. Sono chiari, infatti, i benefici in termini di conciliazione vita-lavoro, ma anche di maggiore qualità del lavoro per l’azienda. Questo, ovviamente, laddove venga gestito adeguatamente inglobando il lavoro agile nei flussi e processi organizzativi aziendali calibrando al meglio strumenti, flessibilità, disconnessione e tutta una serie di altri elementi fortemente integrati con l’organizzazione “tradizionale” dell’azienda».

Su quelle che potranno essere le prospettiva di breve periodo, il Decreto Legge 24 del 24 marzo 2022, quello che per intenderci fa cessare lo stato di emergenza al 31 marzo 2022 e delinea la roadmap di graduale “ritorno alla normalità”, come dicevamo ha prorogato al 30 giugno 2022 la possibilità di adozione dello “smart working agevolato” «che consente di non redigere l’Accordo Individuale con il lavoratore, altrimenti obbligatorio e perno fondamentale posto dalla norma, ma procedere con la comunicazione semplificata al Ministero del Lavoro».

«Occorre estendere a tutta la pubblica amministrazione il modello di smart working già definito nel rinnovo del contratto nazionale delle funzioni centrali – spiega il segretario regionale Fp Cgil Matteo Pintucci -. Nel rinnovo del contratto collettivo nazionale della sanità (per gli amministrativi) e delle autonomie locali chiediamo di includere la stessa disciplina».

Secondo il segretario regionale Fp Cisl Luca Talevi, si tratta di uno strumento che «non deve essere trattato come un evento eccezionale, a seconda delle emergenze del momento, ma come un fondamentale elemento di organizzazione del lavoro atto a coniugare efficacia ed efficienza dei servizi, con le necessità dei lavoratori, al fine di coniugare i tempi di vita con quelli da lavoro. In tal senso fondamentale in ogni ente il confronto con Rsu ed organizzazioni sindacali al fine di affrontare organicamente il tema ente per ente». Uno strumento che per il sindacalista può avere un futuro soprattutto negli enti centrali come «Ministeri ed Inps, nei comuni».