Ancona-Osimo

Fiumi, Legambiente Marche: «È urgente intervenire contro l’inquinamento»

Risulta buono lo stato di salute dei corsi d'acqua nelle zone appenniniche e pedecollinari, dove l’antropizzazione è contenuta e gli ecosistemi riescono a mantenere condizioni più vicine a quelle naturali. Al via la campagna per segnalare gli scarichi

Nelle Marche è in stato ecologico buono il 42% dei fiumi. Per lo stato chimico buono il 78% dei corpi idrici naturali e il 61% di quelli fortemente modificati. Ma l’obiettivo della Direttiva Quadro Acque dell’Unione Europea fissato al 2015 è ancora lontano. Urgente mettere in campo azioni a sostegno della qualità dei nostri corsi d’acqua. Al via la campagna di segnalazioni di scarichi inquinanti di Legambiente Marche.

Nell’ultimo triennio di monitoraggio 2015-2017, svolto dall’Arpam, sui 185 corpi idrici fluviali delle Marche, grazie alle 124 stazioni di campionamento, i dati sullo stato di salute dei fiumi marchigiani non è arrivato agli obiettivi posti dalla Direttiva Quadro Acque dell’Unione Europea che imponeva il raggiungimento dello stato buono al 2015.

Infatti, per quello che riguarda lo stato ecologico che tiene conto degli indicatori biologici, la fauna ittica, i parametri fisico chimici e idromorfologici, i corpi idrici naturali sono buoni per il 42%, sufficienti per il 41% e scarsi per il 17%. Mentre per i corpi idrici fortemente modificati la situazione peggiora con il 22% allo stato buono, il 36% allo stato sufficiente, il 36% scarso e il 6% cattivo.

Per quello che riguarda invece lo stato chimico, i corpi idrici naturali sono buono per il 78% e non buono per il restante 22%; per i corpi idrici fortemente inquinanti la situazione si aggrava con il 61% in buono stato e il restante 39% non buono.

La maggior parte dei corpi idrici che raggiunge l’obiettivo di qualità “stato ecologico buono” è localizzata nelle zone appenniniche e pedecollinari, dove l’antropizzazione è contenuta e gli ecosistemi fluviali riescono a mantenere condizioni più vicine a quelle di naturalità.

«Il raggiungimento di una buona qualità ecologica e chimica dei corpi idrici in Europa, che la Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE) aveva fissato al 2015, non è più procrastinabile – dichiara Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche –. Diverse le cause del mancato conseguimento dei risultati, tra cui gli scarsi finanziamenti erogati, un’attuazione troppo lenta della direttiva da parte degli Stati membri e un’insufficiente integrazione degli obiettivi ambientali nelle politiche settoriali. Le Marche, da questo punto di vista, contribuiscono al forte ritardo accumulato dal Paese. La piena attuazione della Direttiva Acque, peraltro, è fondamentale per contrastare i cambiamenti climatici: serve a migliorare lo stato ecologico dei corpi idrici, restituire spazio ai fiumi, mitigare il rischio alluvioni ed evitare alterazioni dei corridoi fluviali rispettando la naturalità. È quindi urgente lavorare per mettere in campo azioni trasversali concertate tra Regioni, enti locali e i tanti portatori di interesse per lavorare insieme ad una nuova stagione che metta al centro la qualità dei nostri fiumi».

Legambiente in occasione della giornata mondiale dell’Ambiente presenta il dossier “H₂O – la chimica che inquina l’acqua” e fa il punto sulle sostanze inquinanti immesse nei corpi idrici, con numeri, dati e un focus dedicato alle sostanze emergenti (tra queste, fitofarmaci, farmaci a uso umano e veterinario, pesticidi di nuova generazione, microplastiche), raccogliendo anche 46 storie di acque contaminate.

Nelle Marche viene riportato il sito di Falconara Marittima in cui la falda è inquinata da idrocarburi pe-santi e leggeri, IPA e MTBE (metil-t-butil etere) oltre che piombo, mercurio, arsenico, solfuri fluoruri e fosfati. La situazione geologica del sottosuolo, composto da strati irregolari e disomogenei di de-positi alluvionalirecenti, ne determina un acquifero multistrato estremamente vulnerabile in quanto potrebbe esserci stata una diffusione e contaminazione da parte degli inquinanti per tutto il suo spessore.

Inoltre viene riportato il Bacino Fiume Chienti in cui c’è la contaminazione della falda idrocarburi alifatici clorurati (tricloroetano e tetracloroetilene).

Segnalata anche la discarica di Campolungo ad Ascoli Piceno in quanto mancava di impermeabilizzazione ed era interessata direttamente dalla falda freatica che agiva come vettore del percolato. La falda freatica interessata dal fiume era contaminata dai percolati della discarica.

«È necessario agire quanto prima per rimuovere tutte le criticità presenti lungo i nostri corsi d’acqua – conclude Legambiente – e per fare questo ci appelliamo anche ai cittadini chiedendo di segnalarci tutte quello che può rappresentare una minaccia per la salute dei nostri fiumi scrivendo e mandando il materiale a onal@legambiente.it».