ANCONA – Oggi siamo nel 2022 e, lì, ai piedi del monte Conero, c’è un ristorante d’élite, ma prima no. Prima da lì si sparava con i cannoni per mettere in fuga il nemico. Stiamo parlando di qualche secolo fa. Anche perché Portonovo era un territorio molto ambito dai vascelli inglesi nel periodo napoleonico. Il Fortino napoleonico, prima di essere un ristorante, era un rudere, dopo essere stato un’importante fortezza.
A presentare il libro La Chiesa, il forte, le torri di Portonovo è Maurizio Mauro. Lui, di professione avvocato, ma castellologo per passione, racconta che di libri ne ha già scritti molti: «Ho studiato e pubblicato ricerche su circa 700 fortificazioni solo nelle Marche».
Per quanto riguarda Portonovo, tutto iniziò quando Mauro – che oggi lavora a Ravenna – raggiunse a piedi la riviera del Conero: «Io sono nato ad Ancona, davanti al Moldavia, al Viale della Vittoria – dice -. Un giorno, quando avevo 16 anni, andai con il gruppo scout a Portonovo a piedi. E rimasi colpito da quel rudere tutto smangiucchiato». Quel rudere era il Fortino Napoleonico.
A distanza di anni, Mauro è così tornato nella sua Portonovo e, con l’aiuto di alcuni amici studiosi, ha approfondito la storia di questo angolo di Ancona: «Tre anni fa sono andato all’Archivio di Stato di Milano e ho trovato la documentazione originale su come quel fortino venne armato per difendere la baia dai vascelli inglesi».
Il Fortino venne edificato nel 1810. A volerlo fu Napoleone. «L’edificazione venne eretta sulla base del blocco continentale, cioè il divieto per le navi inglesi di toccare sia i porti francesi sia quelli soggetti all’Impero napoleonico, compresa Portonovo, quindi. Che era molto ambìta dai vascelli, soprattutto per la famosa fonte di acqua dolce. E poi, tra l’altro, poteva essere un punto di sbarco per prendere Ancona alle spalle».
«Fu così – illustra Mauro – che i francesi divisarono e decisero di fortificare Portonovo con una batteria di costa, una batteria anti sbarco e anti avvicinamento. Difatti le varie bocche da fuoco che erano sul Fortino erano tali che unitamente alla batteria del Trave (in cui c’era un’altra batteria), facevano fuoco incrociato. L’obiettivo? Intercettare qualsiasi nave che non fosse benvenuta. Ecco il motivo per cui Portonovo divenne una base militare marittima ben attrezzata e un ottimo punto di difesa».
Insomma, ora al Fortino ci si mangia, ma qualche secolo fa da lì si sparavano potenti cannonate.
Tra l’altro, nel libro – ricco di chicche e curiosità – si parla anche dei castelli del Poggio, di Camerano, di Sirolo e Numana, nonché della Chiesetta di Portonovo. «Che poi, a dire il vero, non è affatto una chiesetta – precisa il castellologo -. Ai tempi faceva parte di un’abbazia che finì in mare a seguito di un crollo. Solo la chiesa rimase miracolosamente in piedi».
La presentazione del volume avrà luogo domani (20 luglio) e rientra nelle iniziative dell’Ente Parco del Conero. L’appuntamento è per le 18 di domani (20 luglio) alla Chiesa di Santa Maria di Portonovo. Il libro è stato realizzato con il contributo di altre 10 persone, tra geologi, uniformologi e oplologi.
Il saggio di Mauro non è ancora in libreria, ma sarà comunque possibile acquistarlo domani alla presentazione.