ANCONA – La stagione teatrale proposta da Marche Teatro si chiude dal 5 all’8 aprile al teatro delle Muse con la commedia di Carlo Goldoni “La vedova scaltra” (inizio spettacoli ore 20.45 – domenica ore 16.30). Tra i protagonisti Francesca Inaudi, Gianluca Guidi che ne cura anche adattamento e regia e Fabio Ferrari nel ruolo di Don Alvaro de Castiglia. E ancora Claudia Ferri, Riccardo Bocci, Alessandra Cosimato, Matteo Gum, Andrea Coppone nel ruolo di Arlecchino, Massimiliano Giovanetti nel ruolo di Pantalone de Bisognosi e Renato Cortesi nel ruolo de Il Dottore.
La vedova scaltra rappresenta non soltanto uno dei momenti altissimi e divertenti della commedia goldoniana, ma soprattutto il simbolo del cambiamento dell’autore, che dal teatro delle maschere tipico della Commedia dell’Arte passa a quello dei personaggi presi dal reale. «Quando ero bambino – racconta Gianluca Guidi – con gli amici, ci raccontavamo sempre delle storielle che cominciavano così: “… ci sono un francese un inglese, uno spagnolo e un italiano…”, e così sembra cominciare la nostra commedia, in una locanda della città più meravigliosa, affascinante del mondo: Venezia. Quattro pretendenti di nazionalità diversa, ma tutti figli della futura Europa Unita. Tutti affascinati dalla bella vedova de’ Bisognosi. Tutti ricchi, benestanti discendenti da famiglie blasonate, tutti campanilisti e affascinati dalla bella e forse “inarrivabile” Rosaura. La vedova… Scaltra! Mi piace Rosaura Lombardi vedova de’ Bisognosi. È una donna moderna, dalla natura “antica”. Una figura che presenta quella sensibilità e quell’intuizione appartenenti all’universo femminile. Sa ribellarsi al padre e si oppone alle nozze della sorella con un uomo molto più anziano (lei ne aveva sposato uno del quale è rimasta vedova) e, ora che può, sospesa e in bilico per prendere la decisione giusta, ponte tra la commedia “vecchia” e il mondo nuovo, per sé “sceglie di scegliere” il suo uomo. Nella migliore tradizione della vita vissuta. La meta/menzogna che adopera per sceglierlo è rappresentativa di un estro che appartiene ad esseri superiori quali sono, in realtà, le donne».
«Ella – spiega Guidi – è pilota del proprio destino, opera e decide non tanto lasciandosi guidare dai sentimenti, quanto piuttosto seguendo criteri razionali. Per seguire il suo scopo, mette a nudo le debolezze del genere maschile, fino a metterle quasi in ridicolo. Ella compie una rivoluzione femminista “ante-litteram” che, se ne avesse mantenute le connotazioni, avrebbe fatto vincere a tutto campo quel desiderio legittimo di emancipazione che ha caratterizzato, alla fine del ‘900, l’universo femminile. Complici la “sua” Venezia, il Carnevale, e, di nuovo, la sua “modernità”, Rosaura nasconde il suo volto dietro ad una maschera non soltanto quando realmente indossata; ella la usa a guisa di condottiero per vincere (forse inconsapevolmente) una “guerra” di cui lei stessa non conosce i confini se non quelli personali. Per certi versi mi verrebbe voglia di chiamarla “Braveheart”. Una William Wallace della Serenissima. Goldoni evita di raccontarci (in un’altra commedia) ciò che la vita ha riservato a lei e al Conte di Bosconero durante la loro storia o unione. E forse è meglio così. Lasciamo che i nostri eroi incontrino una “normalità” che è assolutamente privata. Tutto il resto è in divenire…».
Le scene sono di Carlo De Marino, costumi di Francesca Brunori, musiche originali di Massimiliano Gagliardi, maestro d’armi Max Cutrera, disegno luci di Stefano Lattavo, direzione tecnica di Stefano Orsini, produzione esecutiva di Mariano Anagni. Il progetto artistico è di Gianluca Ramazzotti Mind Entertainment – Ginevra Media Prod srl.