ANCONA- La ripresa economica del 2022 solo con un nuovo modello di sviluppo economico. È quanto emerge dalla conferenza stampa congiunta tra Confartigianato Ancona Pesaro e Urbino e Cna Ancona svoltasi questa mattina (29 dicembre) nel centro direzionale territoriale di Cna Ancona. I dati dell’osservatorio delle due associazioni di categoria evidenziano una lieve ripartenza nella demografia delle imprese del territorio. Ma scendendo nel dettaglio della natimortalità si evidenzia una netta flessione di tutti i settori tradizionali.
I dati
Nel 2021 il saldo delle imprese attive segna un +37 con 1.584 aperture contro 1.547 chiusure. Un dato che potrebbe portare una ventata di ottimismo nel settore produttivo, ma analizzando al microscopio l’andamento dei singoli settori si svela uno scenario alquanto preoccupante. «Sono le partite iva che offrono servizi di consulenza alle imprese ad aver dato un segno “più” al saldo finale delle imprese – specifica Massimiliano Santini, direttore della Cna Ancona – ma sono realtà ancora poco consistenti». Dunque in linea con il trend nazionale, anche nella provincia di Ancona si assiste ad un arretramento dei comparti tradizionali: agricoltura (-17%), manifattura (-13,5%), commercio (-5,2%). Ad invertire il trend, invece, sono la ricettività e la ristorazione (+15%), la comunicazione (+15,4%) grazie all’impennata delle imprese digital, le attività tecnico-scientifiche (+22%) e i servizi a supporto delle imprese (+38%). «Nel settore alimentare abbiamo un saldo di +11 imprese – riprende Santini – questo perché nella somministrazione e ristorazione la situazione è buona, meno invece nella produzione e trasformazione». A confermare l’andamento negativo, inoltre, è il settore artistico con un saldo di -9 imprese. La moda tocca addirittura un picco di -75 imprese nel 2021. E i servizi alla comunità raggiungono quota -47. Resistono il comparto delle costruzioni con +35 e il benessere e sanità con +4 imprese. Quattro i mestieri che nel 2021 hanno segnato zero aperture: gommisti, pastai, ceramisti e frigoristi.
Il cambio di modello
La pandemia ha cambiato completamente l’asset generale del settore produttivo di tutto il Paese. E la traduzione locale non può che ribadire il momento di crisi che si sta verificando su scala nazionale. «Pertanto occorre cambiare scenario – sottolinea Marco Pierpaoli, segretario generale Confartigianato Ancona Pesaro e Urbino – il modello micro e macro, seppure rimane quello di riferimento, è ormai superato». Dunque occorre avere nuove prospettive e nuovi traguardi da mettere nel mirino. «Bisogna creare le condizioni favorevoli per fare impresa – aggiunge Pierpaoli – per permettere alle piccole imprese di diventare grandi, e consentire alle grandi di mantenere i loro standard e le posizioni conquistate». Ma a mettere i bastoni tra le ruote sono soprattutto i rincari energetici che rischiano di minacciare seriamente la produzione. «In prospettiva ci preoccupa anche il rialzo dei prezzi delle materie prime – prosegue Pierpaoli – che in aggiunta al rincaro dei costi energetici porteranno inevitabilmente ad una minore offerta».
L’appello
Il sodalizio di categoria tra le due associazioni artigiane punta dritto ad un compattamento del settore. «Vogliamo lanciare un messaggio forte alle istituzioni con la volontà di rafforzare il principio e la missione delle associazioni di categoria – puntualizza Santini – affinché si tenda a superare il modello industriale attuale marchigiano. E’ importante ribadire quanto siano fondamentali le piccole imprese, a cui va data la possibilità di crescere». Uno sguardo anche alle infrastrutture «che vanno migliorate per evitare l’isolamento della nostra provincia – riprende Pierpaoli – nell’ottica di favorire la sinergia tra i Comuni per una crescita omogenea».