ANCONA – Il 29 ottobre, alle ore 10 presso la Sala Congressi della Figc di via Schiavoni ad Ancona, i soci della BCC di Ancona sono chiamati a decidere sul futuro assetto del loro istituto, fondato nel 1901, nello scacchiere del credito cooperativo marchigiano. In Assemblea Straordinaria, dovranno approvare o meno il progetto di aggregazione con la Bcc di Falconara Marittima, un progetto voluto e avviato dai consigli di amministrazione delle due banche lo scorso giugno ed approvato dalla Banca d’Italia nel quadro del processo di concentrazione in atto su tutto il territorio nazionale.
Dall’operazione nascerà un nuovo Istituto che avrà come ragione Sociale “Banca di Ancona e Falconara Marittima Credito Cooperativo Società Cooperativa”. Tecnicamente, l’unione avverrà – previa approvazione assembleare – mediante fusione per incorporazione della Banca di Ancona Credito Cooperativo Società Cooperativa nella Banca di Credito Cooperativo di Falconara Marittima Società Cooperativa, con sede ad Ancona. Se le assemblee dei soci esprimeranno un parere favorevole, il progetto aggregativo ai fini contabili e agli effetti fiscali avrà decorrenza dal 1° gennaio 2018 e le due Bcc diventeranno ufficialmente una realtà unica.
Nella nuova Bcc , 13 saranno le filiali (più 3 sportelli self) in 10 Comuni della provincia di Ancona, 100 i dipendenti complessivi, 15.400 i clienti e oltre 5.000 i soci, un patrimonio di 42 milioni, raccolta per 468 milioni ed impieghi per 399 milioni di euro. Il progetto industriale approvato dai due consigli di amministrazione mira a «perseguire il raggiungimento di una dimensione e di una copertura territoriale importante, senza perdere quei valori di cooperativismo, solidarietà e localismo che sono alla base dell’esistenza del Credito Cooperativo».
Il Piano industriale che accompagna il progetto di fusione – così si legge nella relazione che verrà sottoposta all’assemblea dei soci – «è stato sviluppato considerando l’emissione di una componente stabile di patrimonio di 5 milioni di euro». Esso focalizza l’attenzione sullo sviluppo commerciale, mediante l’efficienza della rete sportelli, con un’azione commerciale fortemente supportata dalla capogruppo, il gruppo Iccrea di Roma. La capacità reddituale è prevista in crescita nel triennio 2018-2020, con Roe dal -2,9% di dicembre 2016 al 5,1% di dicembre 2019. Il presidio sulla qualità del credito sarà uno dei punti più importanti del piano, che prevede rettifiche sul credito deteriorato per incrementare il grado di copertura dal 39,3% del 2016 al 43,9% del 2019. Previsto, inoltre, l’incremento del livello di patrimonializzazione con Tier 1 ratio al 13,5% al dicembre 2019, «valore al di sopra dei requisiti minimi regolamentari e potenzialmente in grado di assicurare una apprezzabile capacità di sviluppo commerciale», si legge nella relazione.
Ieri, mercoledì 18 ottobre, presso l’Auditorium della Federazione delle Bcc Marchigiane, la Bcc di Ancona ha incontrato i suoi soci per dialogare e confrontarsi sul progetto di fusione. «Stiamo rispettando in modo puntuale il piano industriale. I risultati dell’esercizio saranno quelli attesi – ha detto il presidente Luigi Giulietti aprendo l’incontro – ma, per dare seguito ai suggerimenti della Banca d’Italia, che giustamente promuove le aggregazioni sul territorio finalizzate all’incremento dei patrimoni delle banche, alla riduzione dei costi, attraverso le economie di scala, abbiamo avviato il progetto di fusione con la Bcc di Falconara Marittima che consentirà al nuovo soggetto di operare su circa 40 comuni ed avere un bacino di circa 400mila persone, su un territorio, che da Ancona arriverà a Senigallia, Jesi, Osimo, Castelfidardo, la zona costiera fino a Porto Recanati e molti comuni della vallesina. La fusione, naturalmente, comporterà l’aumento della compagine sociale a circa 5.000 unità».
Il presidente Giulietti ha ricordato che la sede legale e operativa della banca che nascerà resteranno nella città di Ancona; ha inoltre ripercorso sinteticamente le tappe del recente passato della Banca di Ancona (valore del patrimonio ricevuto in consegna), il presente (i risultati gestionali degli ultimi esercizi, sottolineando in particolare la bontà del credito erogato), il futuro, ossia le maggiori dimensioni che dovrebbero offrire migliori servizi alla clientela, con la salvaguardia della capogruppo che sarà una delle maggiori banche sul mercato nazionale. «E’ evidente – ha aggiunto Giulietti – che la dimensione piccola delle banche non lasciava molte prospettive per il futuro e quindi c’è sembrato giusto anticipare una strada che ritenevamo strategicamente ineludibile». I vertici della Bcc hanno inoltre spiegato ai soci che la fusione avviene sostanzialmente alla pari con 5 amministratori espressione di ciascuna delle due banche che siederanno in quello che sarà il nuovo consiglio di amministrazione. «Tecnicamente – si è detto – si parla di fusione per incorporazione che è la procedura che di fatto si configura come la più agile, indipendentemente dagli aspetti formali, necessitando dell’avallo all’operazione della Banca d’Italia e non invece dalla Bce come sarebbe necessario in caso di fusione. Le banche hanno pari dignità, dimensioni e caratteristiche sostanzialmente identiche». Sul fronte delle trattative sindacali e personale, Giulietti ha affermato che «verrà fatto il possibile al fine di perseguire l’obiettivo di coniugare in modo prioritario la tutela dell’occupazione con il riassetto organizzativo in corso ed il rispetto dei piani industriali presentati a Bankitalia».
Nato nel 1901 come Cassa Rurale Cattolica di Depositi e Prestiti di Varano, con atto del Regio Notaio Dr. Fantino Urso e prima sede presso la Casa Parrocchiale di Varano, dal 1963 la Bcc di Ancona aderisce all’I.C.C.R.E.A..- Istituto Centrale delle Casse Rurali ed Artigiane con sede a Roma, capogruppo peraltro della stessa Bcc di Falconara Marittima; aderisce inoltre alla Federazione Marche delle Bcc.