Ancona-Osimo

Sempre più genitori alla Maturità. La psicologa: «Educazione ansiogena, è un traguardo dei figli»

Katia Marilungo, presidente Ordine degli psicologi Marche: «Mazzi di fiori e spumanti fuori da scuola? Adulando i nostri figli, li sottraiamo alla possibilità di affrontare da soli le sfide reali della vita, illudendoli che tutto sia più semplice grazie ai genitori»

ANCONA – Genitori e famiglie sempre più presenti agli esami di Maturità: fiori e coriandoli per i ragazzi all’uscita dall’esame orale. E pensare che fino a sei anni fa, questi festeggiamenti non erano affatto la routine. Cosa è successo, nel frattempo? E soprattutto: alcuni esperti parlano di «infantilismo generalizzato», riferendosi sia ai ragazzi – che si ritrovano ad affrontare la Commissione coi genitori alle proprie spalle – sia agli stessi familiari, sempre più iper presenti.

«I ragazzi sono vincolati da una educazione ansiogena. Simili comportamenti da parte dei genitori rientrano tra gli atteggiamenti di adulazione continua dei figli, che li sottrae alla possibilità di affrontare da soli le sfide reali della vita. La fine di un esame è un momento che va vissuto coi compagni», riflette Katia Marilungo, presidente dell’Ordine degli psicologi delle Marche.

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Katia Marilungo

Dottoressa Marilungo: gli esami orali della Maturità stanno proseguendo spediti e fuori dai vari istituti della provincia si assistono a celebrazioni che – a dire il vero – fino a circa sei anni fa non si verificano: mazzi di fiori, coriandoli e bottiglie di spumante per festeggiare i maturati. Cosa è accaduto nell’arco di cinque anni? Perché si sente l’esigenza di festeggiare in questo modo l’Esame di Stato?

«Credo che questi comportamenti da parte dei genitori rientrino tra gli atteggiamenti di adulazione continua dei figli, che li sottrae alla possibilità di affrontare da soli le sfide reali della vita, illudendo i figli che tutto sia più semplice grazie alla loro presenza. Al tempo stesso credo ci sia il bisogno di anticipare i tempi, festeggiare traguardi obbligatori per paura di essere cattivi genitori o per paura che il proprio figlio possa decidere di non continuare il percorso universitario».

Sono sempre di più i figli che decidono di far assistere i propri genitori all’Esame orale. Perché, secondo lei?

«Probabilmente questi ragazzi sono in qualche modo vincolati al tipo di educazione alla relazione ricevuta dalla famiglia, che oggi è perlopiù di stampo dipendente, ansiogeno e appropriativo. Siamo sicuri che siano i ragazzi a volere i genitori, oppure si sentano in dovere di averli lì?»

Così tanta partecipazione da parte dei familiari è smania di controllo, o – al contrario – voglia di condivisione?

«Si portano i fiori al figlio maturando per sentirsi parte integrante di quell’evento e per voler condividere il momento con i propri figli. In realtà, un gesto d’amore si può fare, ad esempio, facendo trovare i fiori a casa festeggiando un traguardo senza ostentare il successo esternamente».

 C’è chi parla persino di infantilismo generalizzato sia dei ragazzi sia dei genitori. Che ne pensa?

«Penso che la fine di un esame sia un momento da condividere con i compagni di classe, non con i genitori, con i quali si troveranno sicuramente altri momenti per festeggiare. È un momento di autonomia e rappresenta un momento di individualizzazione collettivo: ossia, è finita quando è finita per tutti».

Quali conseguenze può avere la presenza costante dei genitori in simili eventi? Insomma, non denota una scarsa autostima del ragazzo nell’affrontare passi importanti, come la Maturità? Un genitore non dovrebbe forse spingere il proprio figlio ad affrontare da solo una “semplice” interrogazione di fine anno, al pari di quanto avviene per le prove scritte?

«Sicuramente un genitore deve spingere il proprio figlio all’autonomia: ricordiamoci che magari questi stessi ragazzi sono coloro i quali poi escono tutte le sere indisturbati fino all’alba. Credo sia necessario rivedere i gradi di libertà da dare ai ragazzi e i giusti momenti di autonomia».

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